LE FOGLIE D’UVA CHE IMBIANCANO
"E siamo anche adesso/ tu
ed io le cerniere preziose/ che recintano lo spazio della casa,/ il
rifugio sicuro con tepore di nido,/ le pareti con levità di
piuma." (da "Ipotesi di donna" di Adriana Scarpa)
Chiudi
tra le mani tutti i miei capelli
e le foglie d’uva che imbiancano e maturano
e poi cadono dai filari e s’infilano nella terra.
Sarà questa la dimensione del mio spirito,
il rito di passaggio necessario.
Sarà un lento risveglio alla luce, l’uscita
dal buio che avvolge i pensieri, la stagione
nuova e infinita.
Ma oggi è il tempo di accendere
la stufa per trattenere il tepore
fra le mura dell’alba, dove appendiamo
i nostri abiti usati – ogni giorno sempre
gli stessi, gli stessi di sempre.
Sono dolci lamenti le carezze
che la morbida carne richiede, respiri
alternati al chiarore di luna,
che solo quando è piena attira
gli sguardi di-amanti quotidiani.
Da un solo grappolo d’uva sgorga
un succo amaro, per niente simile
al buon vino.
21 ottobre 2007
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GENESI
SOFFERTA DI UN’AUTOBIOGRAFIA
Non combaciano mai vita e
desideri: bottoni e asole dispari,
lembi di camicia sempre aperti
a mostrare una ferita infetta.
E’ genesi sofferta
di un’autobiografia questo
scrivere convulso - a tratti assorto
spesso agonizzante.
Quasi una preghiera rivolta
all’insù, che fa freddo qui
per restarci a mani nude.
Meglio sbottonare l’anima
e infilarla - sanguinante -
nelle viscere d’un cielo terso.
Già, è proprio meglio spogliarsi
e restare a piè pari sopra
il gesso di un’infanzia cadavere,
tracciata per non dimenticare
che un giorno saremo - in nuce -
carne e figli di genitori persi.
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Oh,
lui parlava fitto e innamorato
come una rondine stellata,
pieno di germi d’addio …
e con le mani sfiorava i miei libri,
invece del volto …
Alda Merini da "Il gergo di
Manganelli"
TU SCRIVI COME UNA RONDINE
Tu scrivi come una rondine
votata agli arrivi brevi e alle partenze
frugali, di quelle che non fanno rumore
mai, se non dentro il mio stomaco
stanco di chiedere ragione di tutto.
Tu arrivi a primavera nello stesso
nido, tra le stesse mani di sempre;
io misera strega priva di misura
ti ho rubato la voce, ma non il fiato
(seme rapito dal vento).
E ti chiedo: possiamo scegliere noi
la direzione del vento o dobbiamo
farci trasportare come ali assonnate?
Sai, anche le rondini s’abbandonano
ogni tanto, come chi legge poesie
e fruga tra le nuvole in cerca del sole.
Pietra e polvere oggi questo
cielo invadente, ma ho le mani libere
a raccoglierti le piume, per farti alzare
immenso in volo e recluderti dentro
i miei occhi ruvidi e tristi.
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