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La politica tedesca sta vivendo una fase di
profondo travaglio interno che merita grande attenzione (e
rispetto) sia perché potrebbe portare al sorgere di una nuova
Germania, sia perché potrebbe essere il punto di rottura dal
quale può venir fuori un nuovo assetto nella relazioni
internazionali.
La Germania, infatti, il 24 febbraio dello
scorso anno si è scoperta estremamente debole e vulnerabile sia
dal punto di vista economico sia dal punto di vista della
sicurezza. Un’unica linea di politica estera ha caratterizzato
sia i governi a guida SPD (Schröder) sia a guida CDU (Merkel) e
cioè l’idea di una Ostpolitik in grado non solo di tenere
la Russia legata all’Europa, ma di condizionarne il
comportamento rendendo la cooperazione economica più vantaggiosa
delle competizioni militare.
L’imperativo - scriveva la Süddeutsche Zeitung - era la
sicurezza con la Russia. Non ci sono più avversari, solo amici
di grado diverso. L'integrazione economica assicura la pace.
L'era della proiezione del potere militare è finita. Stiamo
riducendo il nostro budget per la difesa e stiamo dando il buon
esempio agli altri”. Quando Putin ha attaccato l’Ucraina a Berlino è stato chiaro che si era
trattato di illusioni. La Germania ha così scoperto che quelli
che pensava essere degli strumenti necessari a condizionare
politicamente Mosca, vale a dire le pipelines, in realtà erano
la dimostrazione della capacità di Mosca di condizionare la
politica tedesca, la cui economia dipendeva (e dipende ancora)
dal gas e dal petrolio russo A Berlino però si sono resi conto
sin da subito anche di altro. E cioè che non solo erano
ricattabili da parte di Mosca, ma anche di Pechino. La Germania
ha fatto delle esportazioni verso la Cina uno dei pilastri della
propria strategia economica, ma questa che è stata la sua grande
forza in passato, rischia di trasformarsi nel suo tallone
d’Achille, dato che Pechino può usare l’accesso al suo mercato
interno come strumento di ricatto. C’è un altro elemento, che ha
avuto un forte impatto sull’opinione pubblica tedesca in queste
settimane e cioè il prendere atto di non avere gli strumenti
militari per poter fronteggiare una minaccia vecchio stile, per
il semplice fatto che non si è speso abbastanza per armarsi dopo
la caduta del Muro. Questo vuol dire che oggi, la più grande
potenza economica dell’area più ricca del pianeta, per la
propria sicurezza dipende quasi interamente dagli Stati Uniti.
Ora, il punto è che se è vero che lo scontro che si va
profilando è quello tra democrazie liberali da una parte e
autocrazie dall’altra, la Germania può essere soggetta a un
doppio ricatto, quello energetico, da parte della Russia, e quello
commerciale da parte della Cina. Il che potrebbe portarla a prendere una
posizione più morbida verso Mosca e Pechino, ma non può farlo,
visto che la propria sicurezza dipende da Washington.
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