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Documento base preparato per gli incontri del Circolo Antonio della Lucia
Da Arturo Giozzet
L'anno sacerdotale visto dai laici
Indizione dell'anno sacerdotale - dal/al 19 giugno 2009/2010 -  Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù.
M

 

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Di Giuliano Ferrara

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Pastorale familiare
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Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam  
mi accosterò all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza 

Con lettera del 16 giugno 2009 (nel 150° dies natalis Giovanni Maria Vianney, curato d’Ars, patrono dei sacerdoti), diretta a tutti i sacerdoti, Papa Benedetto XVI, ha voluto contribuire a promuovere “l’impegno di un interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo d’oggi. Quasi tutti si sono chiesti da subito: è solo roba per i preti; ma, non è così.
Per meglio capire le intenzioni del Sommo Pontefice, introduco estraendo alcuni contenuti della lettera stessa che mi sembrano significativi per avviare una discussione ma, soprattutto, per suscitare delle domande.
Riprendo dalla lettera del Papa:
"Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” (ripeteva il Curato d’Ars).
Il Papa trascrive numerose esemplificazioni tratte dall’agiografia del Curato, offrendo ai sacerdoti significativi punti di riferimento.
Fra i tantissimi, per le diverse situazioni in cui traspare l’altissima considerazione in cui il Curato teneva il sacramento del sacerdozio, scelgo una breve parte, che così viene introdotta:
"Appena arrivato egli scelse la Chiesa a sua dimora. Là si doveva cercarlo quando si aveva bisogno di lui "
- Già questa indicazione, quante domande suscita?


e il Papa aggiunge

" Seppe anche “abitare” attivamente in tutto il territorio della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie, organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della ‘Providence’ (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui "
- Chiamava i laici a collaborare con lui!



Continua Benedetto XVI: 


Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i i presbiteri formano l’unico popolo sacerdotale e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio ministeriale, si trovano ‘per condurre tutti all’unità della carità…. E’ da ricordare, in questo contesto, il caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a “riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa… Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell’attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere i segni dei tempi>>
(Presbyterorum ordinis, 9)>>

E’ appena il caso di aggiungere un’altra considerazione di Benedetto XVI esternata il 26 maggio 2009 Basilica di S.Giovanni Laterano  concernente  "l'appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale"

 

Viene ora da domandarsi : (….) In che misura viene riconosciuta e favorita la corresponsabilità pastorale di tutti, particolarmente dei laici? (….) Troppi battezzati non si sentono parte della comunità ecclesiale e vivono ai margini di essa, rivolgendosi alle parrocchie solo in alcune circostanze per ricevere servizi religiosi. Pochi sono ancora i laici, in proporzione al numero degli abitanti di ciascuna parrocchia che, pur professandosi cattolici, sono pronti a rendersi disponibili per lavorare nei diversi campi apostolici. Certo, non mancano le difficoltà di ordine culturale e sociale, ma, fedeli al mandato del Signore, non possiamo rassegnarci alla conservazione dell’esistente. Fiduciosi nella grazia dello Spirito, che Cristo risorto ci ha garantito, dobbiamo riprendere con rinnovata lena il cammino. Quali vie possiamo percorrere? Occorre in primo luogo rinnovare lo sforzo per una formazione più attenta e puntuale alla visione di Chiesa della quale ho parlato, e questa da parte tanto dei sacerdoti quanto dei religiosi e dei laici. Capire sempre meglio che cosa è questa Chiesa, questo popolo di Dio nel Corpo di Cristo. E’ necessario, al tempo stesso, migliorare l’impostazione pastorale, così che, nel rispetto delle vocazioni e dei ruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsabilità dell’insieme di tutti i membri del Popolo di Dio. Ciò esige un cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli «collaboratori» del clero a riconoscerli realmente «corresponsabili» dell’essere e dell’agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato. Questa coscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa non diminuisce la responsabilità dei parroci. Tocca proprio a voi, cari parroci, promuovere la crescita spirituale e apostolica di quanti sono già assidui e impegnati nelle parrocchie: essi sono il nucleo della comunità che farà da fermento per gli altri. (…) >>

Peraltro, anche dal libro del nostro Sinodo Diocesano, al n° 174, si legge:

La Chiesa, Popolo di Dio, chiede ai suoi membri non solo la collaborazione, ma la corresponsabilità. Dalla corresponsabilità nasce il volto della parrocchia: comunità dove i doni e i carismi di ciascuno sono messi a servizio degli altri per libera risposta di chi è chiamato dal Signore. Siamo di fronte ad una sfida: dobbiamo saper accogliere non solo i carismi dei religiosi, di associazioni e di movimenti, ma anche quelli di ogni battezzato, prestando particolare attenzione a quelli più nascosti. 



IL curato d'Ars

Entrando in un altro contesto, ai suoi parrocchiani il Curato insegnava soprattutto con la testimonianza della vita; dal suo esempio la gente comune imparava a pregare: “Non servono tante cose” – diceva – “ non c’è bisogno di parlare molti per pregare: apriamo il nostro cuore a Gesù…”
"<Nel mondo d’oggi , come nei difficili tempi del Curato d’Ars, occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni.” (da Evangelii nutuandi, 41) Perché non nasca un vuoto esistenziale in noi e non sia compromessa l’efficacia del nostro ministero, occorre che ci interroghiamo sempre di nuovo: Siamo veramente pervasi dalla Parola di Dio? E’ vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa Parola al punto che essa realmente dia un’impronta alla nostra vita e formi il nostro pensiero?"

 

Siamo passati dalla missionarietà all’annuncio, due questioni inscindibili; 
ma è davvero così?

 

Ancora qualche breve cenno (già troppo?) entrando in un campo un po’ più stretto e nostro, a proposito del CPD dell’11 dicembre 2009 ove ci si era prefissati un confronto per una possibile lettera da indirizzare alla Comunità Diocesana che comunichi il tema dell’anno sacerdotale cercando di individuare ciò che riteniamo sia essenziale ed irrinunciabile nel servizio dei sacerdoti.
Da subito si è vista la necessità di diffondere capillarmente questo straordinario anno affinché tutti percepiscano il Cuore del ministero sacerdotale.
E’ stato unanimemente risaltato che destinatari devono essere sì i sacerdoti ma non disgiunti dalle rispettive comunità ecclesiali.
Sono state avanzate varie proposte per dare maggiore disponibilità di tempo al parroco affinché possa destinare maggiore impegno al dialogo con le persone (un sacerdote meno amministrativo e più missionario).
Infine, oltre ad una breve disamina sui concetti di collaborazione e corresponsabilità , in un contesto peraltro molto molto superficiale, la discussione si è conclusa con la testimonianza di gioia di alcuni presbiteri, la stessa gioia che dovrebbero trasmettere per aiutare a scoprire la bellezza che c’è in noi e che viene da JC.

Da non dimenticare:

- importanza della parrocchia (un bene prezioso per annuncio e vangelo e per la gente e il territorio);
- come poter apprezzare il grande DONO che i presbiteri sono non solo per la Chiesa ma per la comunità;
- come risaltare le generose fatiche e l’instancabile servizio, il più delle volte anonimo e silenzioso;
- quanti laici sono veramente disponibili e disposti alla missione ecclesiale;
- sacerdoti: servitori della gioia? Perché non iniettare, con un’endovena, un po’ della nostra gioia?
  Magari proprio quella gioia che ci viene dalla nostra unione coniugale (si renderebbe necessario anche un parallelismo: vocazione sacerdotale/vocazione matrimoniale).

Arturo Giozzet
Belluno, 8 marzo 2010

N.B.:

I testi in corsivo, ove non diversamente specificato, sono tratti dalla <Lettera del Santo Padre Benedetto XVI per l’indizione dell’anno sacerdotale, in occasione del 150° anniversario del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney.