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letture ed emozioni di un libraio


Passano i giorni e dimentico il mistero.
Problemi insolubili e problemi che offrono
le loro particolari soluzioni, ignorate,
si accalcano e vogliono la mia attenzione,
affollano la sua anticamera con una schiera
di distrazioni, cortigiane, con
vesti colorate, berretti a sonagli.

E poi
ancora una volta il quieto mistero
mi si presenta, il frastuono della folla
recede: il mistero
che ci sia qualcosa,una qualsiasi cosa,
per non parlare del cosmo,della gioia
della memoria,di tutto,
invece del vuoto: e che, Oh Signore,
Creatore, Santo, Tu ancora
un'ora dopo la sostieni

 
 

La vera consolazione spirituale non è affatto semplice ottimismo generico, "pensare positivo": l’uomo è consolato quando è capace di percepire che il suo destino è qualcosa di aperto, fluido, incandescente, che va persino al di là dell’immaginazione.

E’ questo l’atteggiamento fondamentale che sentiamo importante valorizzare: avvertire la vita come magma, non come sasso solidificato.

L’uomo non è qualcosa di bell’e fatto: il bell’ e fatto è incompatibile con l’amore e con la libertà. 

 

Ciò che mina e avvelena in genere la nostra felicità è sentire così vicino il fondo e la fine di tutto quel che ci attira: sofferenza delle separazioni e del logoramento, angoscia del tempo che scorre, terrore di fronte alla fragilità dei beni posseduti, delusione di giungere così presto al termine di quel che siamo e di quel che amiamo.

 

 

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La genialità postula una trascendenza e un’ispirazione, e per questo è un’altra cosa rispetto al talento: richiede una presenza che sembra superare i limiti della natura ordinaria. E questa presenza sono le idee, che spesso giungono inattese, le visioni, le grandi prospettive che non sono frutto né unicamente della volontà né del complesso delle doti della natura. 
Il genio è la sintesi felice di immaginazione e intelletto di spontaneità e regole non scritte
Pgg 30-31

 

 

Lo studio per il credente è un’esperienza spirituale. Un servizio insieme umile e alto, che richiede rigore e impegno, che esige solitudine ma non isolamento, e insieme grande liberalità e generosità, proprio perché lo studio è sempre ricerca di senso globale, approfondimento della verità che è nel cuore dell’uomo. 

 

 

La casa non può essere già tutta adatta: deve essere addomesticata. La casa deve adattarsi a chi la vive mentre viene vissuta.
Questo significa sentirsi a casa: vivere questa relazione fatta di adattamenti, aggiustamenti, pentimenti, sistemazioni continue, affinità, conoscenza reciproca .
Come leggiamo de  La casa dove son nato 
di Marino Moretti.
La casa sa ch’io sono uno scrittore/
sa come scrivo, conosce il mio stile:/
come lettrice è fin troppo gentile/
e, direi quasi, tenera di cuore/
Lei di mattoni divisi per arnie/
sa che il cuore è di carne. 

 

Non sono mai stata altrove che malata.
 In un certo senso la malattia è un luogo, più istruttivo di un lungo viaggio in Europa, è un luogo dove non trovi mai compagnia, dove nessuno può seguirti. La malattia prima della morte è cosa quanto mai opportuna e chi non ci passa si perde una benedizione del Signore (Citazione O’Connor)


...non la tenerezza sentimentale nei confronti di una bambina malata, ma un occhio profetico,che 
vedere nel dramma la traccia di un destino.
Se invece prevale l'occhio sensibile, allora prevale anche una vaga "tenerezza", una compassione priva di radici lontane, la cui logica conseguenza sono il terrore, i fumi della camera a gas.
Il rischio è la trasformazione della carità in un'idea o, meglio, in una ideologia del bene dell'umanità 

 

La 

In una sua meditazione su Rilke, Romano Guardini scriveva che non siamo fatti per esperire ed esprimere l’enorme, lo straordinario che sommerge le nostre semplici mani, e ammutolisce il cuore e la parola. Siamo fatti, invece, per esprimere la realtà quotidiana, che però per la sua intensità può persino superare la grandezza estensiva dello straordinario 

PPerché questo avvenga è necessario sviluppare una intensa capacità di immaginazione. Un impoverimento dell'immaginazione significa anche un impoverimento della vita religiosa. 
(Il prete dovrebbe diventare poeta)
E' forse questa immaginazione intensa e divampante, più di qualsiasi programma o riflessione, ad aiutare chi intenda vivere l'impegnativa e appassionante avventura del discernimento culturale ed evangelico

Il libro "Dolomiti post"
di Vincenzo Agostini