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Lettera aperta al sindaco di Pieve di Cadore Antonia Ciotti
Chi sa se dopo tanti anni mi posso permettere quel carissimo, ma soprattutto non so se sei stata attraversato dalla sofferenza per una malattia grave tua o di chi ti è più vicino o se hai veramente condiviso questa sofferenza con qualche tuo concittadino fino a straziarti: se non fosse così non leggere questa mia lettera, non la potresti capire.
Ti scrivo oggi, giornata della vita, per dirti che la voglia di vivere cresce nelle persone quanto più la malattia che dovesse aggredirle è grave, sempre se si sentono amate da chi sta loro accanto e che la malattia rende queste persone "ultime tra gli ultimi" e chiama la nostra responsabilità se appena appena possiamo dirci cristiani e cattolici.
Nel tuo tanto discorrere, caro sindaco, di ospedali e di medici raramente, forse mai, ti ho sentito direttamente accanto ai malati, ai loro problemi, alla loro ansia di vivere.
Il malato vuole guarire, il resto è secondario.
Il malato ha bisogno di un medico di cui fidarsi ciecamente.
Il malato, se lo potesse, pur di vivere andrebbe in capo al mondo.
Il malato sa, anche senza aver letto una sola pagina della sterminata letteratura in materia, che chi può guarirlo è solo il medico che può vantare una grandissima esperienza, "meio negarse sul mar grand".
Solo partendo da queste considerazione, caro sindaco, si può impostare un servizio medico all’altezza dei bisogni dei malati. Un servizio per la gente delle Terre Alte assolutamente necessario e imprescindibile per qualsiasi strutturazione sanitaria.
Mi mermetto allora di riassumerti qualche proposta che lungamente abbiamo discusso in Quaderni Bellunesi e nel Circolo Antonio della Lucia.
I medici di famiglia
Per prima cosa il rapporto medico-cittadino ammalato, deve restare assolutamante personale: si va dal medico di cui ci si può fidare.
Secondo. I medici di famiglia devono poter fare direttamente tutti o quasi tutti gli esami diagnostici e devono essere in grado di mettere in sicurezza il cittadino quando sia gravato da una qualsiasi malattia.
Terzo. I medici di famiglia devono essere comandati ad una formazione permanente passando almeno un mese all’anno in una corsia d’ospedale.
Quarto. I medici di Famiglia delle Terre Alte devono poter godere di un vantaggio competitivo di carattere economico ben superiore a quello dei medici di pianura. Ti ricordo, caro sinadaco, e lo vorrei gradare a tutti i sindaci delle Terre Alte che La Val Belluna è pianura
Il pronto soccorso.
Solo due proposte
La prima è che i medici d'emergenza devono essere comandati ad una formazione permanente, passando almeno un mese all’anno in un pronto soccorso di un grande ospedale come Treviso, Padova, Verona, Mestre.
Devono, poi, ed è la seconda proposta, avere un vantaggio competitivo a lavorare nelle Terre Alte.
In sostanza nelle Terre Alte dovremmo disporre dei migliori medici sul mercato.
L’ospedale di Pieve
Sai benissimo, caro sindaco, che tutta la letteratura in materia correla la professionalità del medico con il numero di malati a cui può accudire.
Sai benissimo che è il malato e non la politica che sceglie l’ospedale a cui affidarsi.
L’Ospedale di Pieve, al quale la politica e i cittadini del Cadore negli anni 70-80 hanno impedito la possibilità di diventare "una clinica internazionale per la cura degli occhi" coerentemente con la vocazione produttiva della zona, avrebbe oggi, comunque, una possibilità grandiosa, la riabilitazione e la cura fisica legata alla bellezza. Il livello occupazionale sarebbe destinato a crescere con un vantaggio notevole per il turismo.
Chi in provincia ha avuto un trauma, un infarto, un ictus o tanto altro, chi è solamente infastidito per gli anni che passano, tutti questi sanno bene quali difficoltà si incontrano per trovare posto in un sistema riabilitativo: dopo Lamon di fatto è il vuoto, è il niente per i tre quarti degli abitanti della provincia.
Ovviamente potrebbere esserci altre specializzazioni, questa è solo una delle tante possibili, ma ricordati, caro sindaco, che in montagna o sono di alto livello o sono un oltraggio per chi abita la montagna.
Grazie per una risposta
Zanette Noè
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