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La Vicenda dell'ACC di Mel
E' solo la punta di un iceberg
Il territorio bellunese sta perdendo competività.
La grave situazione in cui versa l'ACC di Mel, per il salvataggio e il successivo rilancio della quale - va sempre ricordato - sta operando con straordinaria capacità il commissario Castro, sta giustamente catalizzando l'attenzione degli operatori, della politica e dei media. Si tratta di una vicenda complessa che ora si trova di fronte alla partita decisiva del reperimento delle liquidità necessarie a continuare l'attività che, sotto il profilo produttivo, è tutt'altro che rappresentativa di una realtà in crisi.
Una tale condizione ci impone, ovviamente, di perseverare con tutti i mezzi per garantire all'azienda le risorse fondamentali per la sua esistenza e per le 600 famiglie che da essa dipendono. Al tempo stesso, essa ci deve spingere a riflettere più approfonditamente sulla condizione di moltissime - direi quasi tutte le - aziende bellunesi.
Il problema non è il lavoro, è come riuscire a sostenerlo, soprattutto sotto il profilo della gestione economico-finanziaria.
Il tema è quello della competitività, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale. E' opportuno, anzi decisivo, che si dia concreto seguito a generici propositi di ripresa. Il territorio della provincia di Belluno è costellato da moltissime attività produttive di piccola e piccolissima dimensione, le quali hanno sempre rappresentato la base solida della nostra economia. Oggi questa solidità è fortemente minata dal fatto che le piccole aziende sono costrette a far fronte a costi di gestione sempre più pesanti.
Uno di essi è rappresentato senz'altro dal costo dell'energia. Basti pensare che ciascuna piccola impresa italiana paga la fornitura di energia elettrica una volta e mezza in più rispetto alle proprie concorrenti tedesche e addirittura due volte e mezza in più rispetto alle aziende francesi. Mediamente le piccole e medie imprese italiane sopportano costi per l'approvvigionamento energetico per il 68% in più delle loro omologhe europee.
Il 53% di questo maggior costo deriva dalle spese di importazione di energia da Paesi esteri.
Ora, la nostra Provincia ha sempre contribuito a livello nazionale alla produzione di energia elettrica (soprattutto da fonte idraulica) ed è, dunque, protagonista da sempre in questo settore. L'abbattimento dei costi a carico delle imprese, quindi, passa anche attraverso politiche di promozione dell'autosufficienza energetica, attraverso formule, ancor più, azioni, che operino nel settore della produzione dalle locali fonti rinnovabili (acqua e legno), così come in quelli del miglioramento della sicurezza e della qualità nell'approvvigionamento energetico, attraverso reti più efficienti e sistemi di tipo smart. Ugualmente devono essere stimolati interventi nei settori del risparmio e dell'efficientamento energetico.
Una decisa evoluzione in tal senso, può essere davvero chiave per alleggerire le spalle delle imprese e consentire loro di investire nella competitività. Va da sè che una crescita competitiva delle nostre aziende significa aumento delle capacità produttive dell'intero territorio bellunese e, in definitiva, recupero del benessere, in una fase storica nella quale alla crisi si accompagnano disoccupazione e spopolamento
Giovanni Piccoli
Senatore PDL
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Aumentare la competitività con l'energia prodotta dal territorio In questo secondo video "siamo noi" Giovanni Piccoli ci propone un altro obiettivo-progetto per costruire il nuovo Ente Provincia: la solidarietà. Piccoli prende spunto dai problemi dell'ACC di Mel e dei suoi 600 lavoratori che rischiano il posto di lavoro, per proporre una gestione solidaristica del sistema energia prodotta o da produrre nel nostro territorio, da utilizzare per sostenere la produttività delle aziende allocate. |
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