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Quaresima
a Cortina D'Ampezzo - Belluno
Inizio della Quaresima 2010 - Mercoledì delle ceneri – 17 febbraio 2010
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Conversione e riconciliazione «Lasciatevi riconciliare con Dio»! Scoprire e
accettare la propria indigenza
Convertirsi a Gesù e credere al Vangelo significa questo: uscire dall’illusione
dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza, per
scoprire il nostro bisogno degli altri e il nostro bisogno di Dio, il bisogno
del suo perdono e della sua amicizia. Ci vuole tanta «umiltà per accettare
di aver bisogno che un Altro mi liberi del "mio", per darmi
gratuitamente il "suo". Ciò avviene particolarmente nei sacramenti
della Penitenza e dell’Eucaristia». Cominciare una nuova quaresima è
sempre un po’ ricominciare daccapo e ricominciare daccapo è sempre fare i
conti con il fatto che quando abbiamo fatto da noi stessi, senza Dio,
inevitabilmente qualcosa si è inceppato: da soli è molto faticoso, è troppo
faticoso e rischia di diventare insopportabile. Lo sguardo di Dio Ma Dio non è una telecamera da videosorveglianza come le quattro che abbiamo dovuto installare perfino in chiesa, per diventare matti a inseguire la Legge sulla privacy. È uno sguardo che può darci sollievo, che può essere fonte di gioia: è una presenza calda che non ci abbandona a noi stessi, che ci invita a vivere quell’abbandono che ogni uomo desidera più di ogni altra cosa: quel Dio che scruta il mio cuore non è una sentinella al fronte o un agente del KGB. Quello sguardo mi sussurra affetto, mi fa sentire amore: e proprio qui mi lascerò andare, come nell’abbraccio di una madre, come nell’amplesso di un vero atto di amore, come immerso nella corrente di un fiume che mi porta mollemente nel mare. Nella prima lettura, il vecchio profeta Gioele sembra provocare il Signore: «Perché si dovrebbe dire tra i popoli: "Dov’è il loro Dio?"». Dove sei, o Dio, quando non ti trovo più? quando il sangue della terra urla a te? Dove sei, quando sento il peso di un ministero complesso e mi viene davvero da «piangere tra il vestibolo e l’altare», pensando che tu sembri non riscuotere più interesse in tanti fratelli che mi hai affidato; quando sento l’avversione di chi odia odiando o odia ammiccando la Chiesa; quanto sento il tradimento di chi bacia i banchi e «uscito fuori sparla», ingiuria, inquina di menzogna la vita di questa tua Chiesa… Dov’è il loro Dio? La quaresima un tempo di penitenza e di grazia La Quaresima è una strada che non mi porta lontano, ma mi porta dentro di me: Dio è intimior intimo meo (più intimo a me di me stesso) per dirla con il dolce amico Agostino. La Quaresima è un tempo di penitenza, ma è una dolce penitenza se mi riporta a quell’intimità con il Signore; un’intimità in cui non guardo a Lui come a un estraneo, ma come a un "intimior intimo meo". Non è intimismo, perché la Quaresima mi sollecita anche alla carità. Paradosso della quaresima è che comincia con una nuvoletta di polvere sulla testa e finisce con un getto d’acqua sui piedi, nel giovedì santo. Quaresima non è solo un pellegrinaggio nel deserto o verso basiliche o santuari; è anche un pellegrinaggio verso il povero. È giusto lasciare al Papa l’explicit, laddove commenta il concetto biblico di giustizia, lasciandoci risuonare anche l’antica parola ebraica: sedaqah. «Dare al povero non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo». Vorrei dirvi e dirmi
"buona quaresima".
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