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Quaresima a Cortina D'Ampezzo - Belluno
Itinerario quaresimale
proposto dal Decano Don Davide Fiocco
Inizio della Quaresima 2010
- Mercoledì delle ceneri – 17 febbraio 2010

 

 

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Conversione e riconciliazione

«Lasciatevi riconciliare con Dio»!
E oggi, mentre sul capo ci verrà sparsa un po’ di cenere, ci sarà detto: Convertiti e credi al vangelo!
Conversione e riconciliazione: due parole apparentate, ma un po’ diverse: la prima è un’opera attiva o l’altra è passiva, l’una è impegno e l’altra è dono. Eppure sono legate indissolubilmente e l’autorevole parola di Paolo ci convince che conversione e riconciliazione sono soprattutto un lasciarsi fare da Dio, un lasciarsi trascinare verso di lui.
Troppo comodo?
Non più di tanto: non c’è azione più impegnativa e che esige più volontà che abbandonarsi nelle mani di un altro
.
Ci si abbandona o per costrizione (nelle mani del chirurgo, dell’esperto, del sonno, della morte…) oppure ci sia abbandona per amore.
Nel messaggio indirizzato ai cristiani per la Quaresima, papa Benedetto insiste su questo, commentando un passo della lettera ai Romani: «La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo». Il Papa teologo annota: «Quale è dunque la giustizia di Cristo? È anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’"espiazione" avvenga nel "sangue" di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare su di sé "la maledizione"… per trasmettere all’uomo la "benedizione"».

Scoprire e accettare la propria indigenza

Convertirsi a Gesù e credere al Vangelo significa questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza, per scoprire il nostro bisogno degli altri e il nostro bisogno di Dio, il bisogno del suo perdono e della sua amicizia. Ci vuole tanta «umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del "mio", per darmi gratuitamente il "suo". Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia». Cominciare una nuova quaresima è sempre un po’ ricominciare daccapo e ricominciare daccapo è sempre fare i conti con il fatto che quando abbiamo fatto da noi stessi, senza Dio, inevitabilmente qualcosa si è inceppato: da soli è molto faticoso, è troppo faticoso e rischia di diventare insopportabile.
Ma ecco che nel vangelo di oggi il Signore Gesù ci dà per ben tre volte un avviso: «Il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà». Questo sguardo del Padre, che dall’alto ci guarda, può darci forse fastidio; ci ricorda vagamente quel fastidioso motto da Seminario "Dio ti vede".

Lo sguardo di Dio

Ma Dio non è una telecamera da videosorveglianza come le quattro che abbiamo dovuto installare perfino in chiesa, per diventare matti a inseguire la Legge sulla privacy. È uno sguardo che può darci sollievo, che può essere fonte di gioia: è una presenza calda che non ci abbandona a noi stessi, che ci invita a vivere quell’abbandono che ogni uomo desidera più di ogni altra cosa: quel Dio che scruta il mio cuore non è una sentinella al fronte o un agente del KGB. Quello sguardo mi sussurra affetto, mi fa sentire amore: e proprio qui mi lascerò andare, come nell’abbraccio di una madre, come nell’amplesso di un vero atto di amore, come immerso nella corrente di un fiume che mi porta mollemente nel mare. Nella prima lettura, il vecchio profeta Gioele sembra provocare il Signore: «Perché si dovrebbe dire tra i popoli: "Dov’è il loro Dio?"». Dove sei, o Dio, quando non ti trovo più? quando il sangue della terra urla a te? Dove sei, quando sento il peso di un ministero complesso e mi viene davvero da «piangere tra il vestibolo e l’altare», pensando che tu sembri non riscuotere più interesse in tanti fratelli che mi hai affidato; quando sento l’avversione di chi odia odiando o odia ammiccando la Chiesa; quanto sento il tradimento di chi bacia i banchi e «uscito fuori sparla», ingiuria, inquina di menzogna la vita di questa tua Chiesa… Dov’è il loro Dio?

La quaresima un tempo di penitenza e di grazia

La Quaresima è una strada che non mi porta lontano, ma mi porta dentro di me: Dio è intimior intimo meo (più intimo a me di me stesso) per dirla con il dolce amico Agostino. La Quaresima è un tempo di penitenza, ma è una dolce penitenza se mi riporta a quell’intimità con il Signore; un’intimità in cui non guardo a Lui come a un estraneo, ma come a un "intimior intimo meo". Non è intimismo, perché la Quaresima mi sollecita anche alla carità. Paradosso della quaresima è che comincia con una nuvoletta di polvere sulla testa e finisce con un getto d’acqua sui piedi, nel giovedì santo. Quaresima non è solo un pellegrinaggio nel deserto o verso basiliche o santuari; è anche un pellegrinaggio verso il povero. È giusto lasciare al Papa l’explicit, laddove commenta il concetto biblico di giustizia, lasciandoci risuonare anche l’antica parola ebraica: sedaqah. «Dare al povero non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo».

Vorrei dirvi e dirmi "buona quaresima".
È più giusto che mi auguro fin d’ora: buona pasqua.
Don Davide Fiocco


Cortina,17 febbraio 2010

 


Brustolon 
Foto Zitto Roberto

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CEI
Lettera ai cercatori di Dio
LDC editrice

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AA.VV. 
E di me sarete testimoni
Itinerario quaresimale dalla contemplazione
 alla comunione
Edizioni san Paolo

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Sant'Agostino
Discorsi sulla quaresima
Città nuova editrice

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Blaumeise- Gandolfo /ed
Come il padre ha amato me
Città nuova editrice

 

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