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"Pier Luigi Nervi
Architettura come sfida".
La mostra a Palazzo Giustininan Lolin
Le riprese televisive delle adunanze del Papa in Vaticano
ci restituiscono immancabilmente la sala delle Udienze voluta
da Paolo VI, nota, anche, come sala Nervi, dal nome del progettista
l'ingegner Pier Luigi Nervi.
A Venezia, Palazzo Giustininan Lolin sino al 14 novembre è stata aperta
la mostra "Pier Luigi Nervi Architettura come sfida". Studio Esseci Campagnolo Padova.
L'occasione offerta a Venezia va oltre l'opera di Pier Luigi Nervi, ingegnere strutturista di pregio e fama, perché consente di leggere in tempo reale un tratto della storia, in parte comune, dell'ingegneria e dell'industria italiana che conduce sino al Vajont. Infatti, il Vajont fu, anche, una grande tragedia dell'ingegneria. Dagli scritti del Catalogo emerge in modo abbastanza efficace la figura di Carlo Semenza che fu, anche, il progettista della diga che ancor oggi, come costruzione a doppio arco, traguarda più di un primato.
Costruita tra il 57/60, è, tuttora, la quinta diga più alta del mondo e la seconda a doppio arco, mentre all'epoca della costruzione era più alta in assoluto. La diga è pure il simbolo di una convergenza iniziata negli anni '30 e maturata nel dopoguerra tra ingegneria e grandi imprenditori del cemento, dell'elettricità e dei costruttori.
I nomi di riferimento furono Carlo Pesenti, Carlo Semenza e Giuseppe Torno.
Nel Ventennio le ricerche dell'ingegneria italiana portarono
a successi internazionali, coronati nel dopoguerra con
l'istituzione dell'Ismes di Bergamo, un centro di eccellenza
per la sperimentazione dei modelli e dei materiali. Ingegneria
e poteri forti
In questo relativamente ampio lasso viene a saldarsi
un'alleanza trasversale tra ingegneria e "poteri forti".
Poteri rappresentati appunto dai già citati
Carlo Pesenti, Carlo Semenza e Giuseppe Torno.
Cui facevano riferimento, rispettivamente,
i grandi gruppi cementieri, elettrici e delle costruzioni.
Interessati a fondare su basi scientifiche avanzate
i programmi di realizzazione delle grandi strutture,
soprattutto delle dighe degli impianti idroelettrici
che si andavano sviluppando in quegli anni.
Forte della ricerca scientifica accumulata nel Ventennio,
soprattutto sotto la guida di Danusso al Politecnico di Milano,
l'ingegneria italiana, nell'immediato secondo dopo guerra,
è chiamata a lavori grandiosi: ricostruzione di 2.600 ponti,
Autostrada del Sole, Olimpiadi Romane.
In Provincia di Belluno
le Olimpiadi di Cortina e soprattutto con la Sade.
La Diga di Carlo Semenza forse più ancora della chiesa - panettone
di Giovanni Michelacci è e resterà il vero monumento al Vajont.
Un'immagine tragica, come la torre di Babele del quadro di Bruges
il Vecchio. In questo caso, i numeri sembrano parlare, come nella
Cabala.
La torre di Babele di Bruegel fu dipinta nel 1563,
il Vajont venne "dipinto" esattamente quattrocento anni dopo,
nel 1963.
Fausto Orzes
2 Febbraio 2011
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Agostino Sacchet
La diga
La diga del Vajont
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