Altri
Articoli
Ora
Basta
Lettera Aperta al Sindaco di Belluno
Rifacciamo
le
Comunità Montane.
Ordine del Giorno
del Circolo
A.della Lucia
Lettera
aperta
di Sergio Reolon
Al presidente
Giancarlo Galan
sul demanio Idrico
La
comunità montana dell'Alpago ancora
senza giunta.
Loredana Barattin
La casta, le Comunità Montane e
i piccoli comuni
Le C. M. come antidoto
Intervista a Werner
Baetzing
Frammenti
di
cronaca
politica del bellunese
Don Floriano Pellegrini. Dividere la provincia
Identikit
per un sindaco
Provincia.
comunità Montane.
Piccoli comuni.
Nel Silenzio
di Antonio Ciotti
Sindaco di Pieve
interviene
Bortolo Mainardi
Lettera
aperta
al sindaco di Pieve di Cadore
IL
contrasto tra la Lega e il Sindaco di Belluno
Una spaventosa
possibilità sull'accordo De Gasperi - Gruber
A Cortina un referendum per approdare a
Bolzano
IL tema
degli "ultimi" ci appartiene
Sappada
Il referendum.
Bottacin Zanette
e gli altri
Gli
articoli
di Politica
Tutti
gli articoli
|
|
Il referendum di Sappada
Se abitassi a Sappada non avrei alcun dubbio, voterei
sì.
E aggiungo che se i referendum rappresentano l’espressione del
malcontento di cittadini che non sopportano più che ci siano
discriminazioni da parte dello Stato fra una regione e l’altra, credo
che sarebbe un grave errore affossarli in nome del senso di
responsabilità.
Io di Roma non mi fido e quindi ritengo che qualsiasi strumento
democratico debba essere utilizzato e sfruttato per ottenere il
riconoscimento dei diritti che spettano ai cittadini di Sappada e dell’intero
Veneto. Qualsiasi strumento, anche quello referendario.Non dimentichiamo
mai che questo strumento è perfettamente legittimato dalla Costituzione
della Repubblica Italiana. Per cui è del tutto ovvio che se la
Costituzione prevede la possibilità di modifica dei confini regionali,
chi sostiene che nessuno andrà da nessuna parte, lo fa solo esprimendo
una volontà politica, non certo motivazioni tecniche.
E’ bene ricordarlo.Tutto ciò mentre nel resto d’Europa
assistiamo sempre più spesso a modifiche di confini nazionali, a
stravolgimenti di assetti istituzionali, a dichiarazioni di
indipendenza.
In Italia no, in Italia non si può, o meglio non si vuole, bisogna
lasciare tutto così com’è.
In quest’Italia, di cui non mi fido per nulla, non sarò certo io a
dire ai miei concittadini di lasciar perdere, perché se io per primo
non mi fido, come faccio a dir loro di star tranquilli e aspettare?
E nel frattempo tutta la politica, sopra la testa della gente, a
discutere e a parlare. Ma poi la gente non vede risultati e allora si
arrangia come può.
Il disagio della montagna veneta si è ormai palesato da tempo. Credo
che sia ora di dare risposte concrete. Credo che sia ora che Roma (a
prescindere dal colore politico) dia risposte che non siano prese in
giro.
Chi tenta di attribuire colpe di qua o di là, cercando di distogliere l’attenzione
dallo Stato Italia, vera matrigna delle nostre zone, è in malafede.Le
responsabilità principali sono evidenti.
Le Regioni, le Province, in questo Paese, hanno ben pochi margini di
manovra. E credo che dalle nostre parti tutto quello che questi enti
possono fare lo stiano facendo. Con l’enorme limite dei pochi mezzi di
cui dispongono, determinati da Roma, da nessun altro.
Chi cerca di attribuire le responsabilità agli enti periferici,
dimentica che in Italia i bilanci regionali si basano principalmente su
trasferimenti statali.
E’ Roma in sostanza che decide quanto deve esserci all’interno del
bilancio regionale di ciascuna regione a statuto ordinario.
E così accade che Roma decida che nel bilancio del Veneto ci debbano
essere 2246 euro pro capite e nel bilancio della Basilicata 4422.Ed è
sempre Roma che, tramite il suo governo, ha inserito nell’ultima
finanziaria un articolo per dare qualche decina di milioni di euro per i
comuni di confine, ma ben 9 miliardi (!!) di euro a 4 regioni del sud
per pagare il buco che hanno creato nella sanità.Il nostro valore è un
centesimo rispetto a quello del sud.
Ha senso tutto ciò?
Non credo. E mi preoccupa chi continua a parlare di federalismo
dimenticando il meccanismo su cui si basa il sistema di finanziamento
delle regioni.
Federalismo fiscale, lo dice l’etimologia stessa della parola,
significa che le realtà periferiche raccolgono il gettito prodotto sul
proprio territorio e poi decidono di fare un patto tra loro,
mettendo in comune una parte delle risorse raccolte per pagare le “spese
di condominio” dello Stato Italia.Purtroppo ciò in Italia non accade,
con l’unica eccezione delle regioni a statuto speciale.
Ma allora mi chiedo, se in queste regioni accade quello che tecnicamente
si chiama federalismo fiscale, perché chi parla di federalismo,
continua a ripetere che le regioni a statuto speciale devono diventare
ordinarie?
Certo discutiamo su quanto possano trattenersi, ma non possiamo di
sicuro pensare di smantellare un meccanismo che c’è e che rappresenta
perfettamente il modello di federalismo fiscale.
E allora, in questo paese, dove tutto sembra insuperabile e qualsiasi
cambiamento pare essere un tabù, io credo che sarebbe un errore non
utilizzare anche il potente strumento del referendum.E’ del tutto
evidente che i referendum cosiddetti secessionisti sono una pistola
carica puntata alla tempia dello Stato Italia.
Chi tenta di affossarli, vorrebbe scaricare quest’arma. Io non
sono fra questi.
Gianpaolo Bottacin
vicepresidente gruppo Liga Veneta - Lega Nord Padania
Consiglio Regionale del Veneto
8 marzo 2008
|
|
Un
piccolissimo appunto
Giampaolo Bottacin, a volte, mostra una militanza politica un po'
fanciulla che lo porta a stravolgere anche il senso delle parole:
passino i saluti padani, ma che senso ha dire "non mi fido
dell'Italia", forse vuol dire della politica o dei politici italiani,
ma potrebbe sembrare un attacco alla stessa democrazia invocata con i
referendum, forse intendeva rivolgersi ai potere forti che purtroppo in
Italia hanno sempre fatto i loro interessi, ma il discorso sarebbe
diverso. Forse sente l'impotenza di fronte al dovere, tutto politico, di
cercare il consenso su temi difficili. Forse capisce che non ci sono
"regole" condivise.
Qualche puntualizzazione
In
linea di principio nulla da dire sul rispetto della volontà popolare.
Agli studiosi di diritto mi piacerebbe, però, porre questa domanda : il
diritto di un Comune si può configurare, in qualche caso, come un diritto
individuale? Se le scelte di un Comune pregiudicano i diritti di altro
Comune possono, cioè, essere messe in discussione?
Poi c'è la questione del bene comune che va verificato, evidentemente, in
maniera non ideologica.
Più importante la questione della identità storica.
Questo è un
problema che dovrebbe mettere i brividi a chiunque voglia dare soluzioni
diverse dalla realtà in atto.
Ne abbiamo parlato più volte: la cultura di un popolo non è
dettata né protetta da confini
Nel merito invece.
Dovrebbe essere chiaro che il passaggio di un Comune ad altra Regione
rappresenta una sconfitta e un demerito per il sindaco di quel Comune e
per la Provincia;
volutamente non metto la Regione, le cui colpe hanno il nome e il cognome
dei politici bellunesi.
Quanto alle disparità di finanziamento mi sembra che Bottacin abbia cento
volte ragione.
Quanto al federalismo fiscale Bottacin ha mille volte ragione
Ma sul tema del federalismo fiscale, dato per scontato l'assenza di Guido
Trento e della Sinistra Bellunese, mi piacerebbe sapere dove sono gli
altri politici da Dario Bond a Oscar de Bona.
Noè Zanette
info@quadernibellunesi.it |