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Viaggio nelle zone alluvionate dell’Uganda
L’accorato appello dell’Arcivescovo di Kampala: Abbiamo urgente bisogno di aiuto.
I primi interventi di Insieme si può. Cronaca di Piergiorgio da Rold
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Un paese da aiutare

Il primo segno del disastro ambientale e umano che ha interessato il nord dell’Uganda è un grande cartello con la scritta in rosso: “Road close” (Strada chiusa) e una freccia che indica una deviazione. 
Siamo nella cittadina di Kumi, ad una quarantina di chilometri da Soroti, capitale della regione più colpita dalle piogge torrenziali che da metà maggio hanno flagellato più di metà del paese. Le vittime accertate sono una ventina, circa 300.000 i disastrati, 100.000 i bambini che non sono ancora tornati a scuola. 
Il crollo di numerosi ponti e l’erosione delle strade ha isolato vastissimi territori per intere settimane, mentre innumerevoli sono le case allagate. Gravissimi i danni causati all’agricoltura. In alcune zone, peraltro già colpite negli scorsi anni dalla siccità, la perdita dei raccolti è stata pressoché totale.
 La fame, purtroppo, farà compagnia a questa gente anche il prossimo anno.
 La gravità della situazione è documentata anche dal fatto che, per la prima volta nella storia del paese, il Presidente dell’Uganda da decretato lo stato d’emergenza.
La cartina stradale mi dice che stiamo percorrendo una strada periferica, che ci porterà a Soroti attraverso 100 chilometri di pista, stretta e dissestata.
Ad un certo punto siamo costretti a fermarci.
 Davanti a noi c’è un vero e proprio lago. L’acqua che sta defluendo dalla parte destra della strada supera abbondantemente l’argine.
 Un ponte in ferro è sott’acqua per almeno un metro. Un camion cisterna si avventura pian piano sulla strada segnalata da bastoni infissi nel terreno. Varie persone lungo il percorso continuano a gettare sassi su quella che deve essere la sede stradale.
 Anche noi proseguiamo con prudenza. Stephen, il nostro autista è visibilmente preoccupato. Il fondo strale, infatti, è dissestato e spesso sprofondiamo in buche improvvise che trasformano la strada in una incognita.
 Il tratto peggiore è lungo un centinaio di metri ma anche nei chilometri successivi ci appare evidente la devastazione causata dall’acqua. Sembra infatti di essere in una laguna. Ovunque immagini desolanti di povere capanne assediate dall’acqua e in molti casi parzialmente crollate.
 Non oso pensare cosa doveva essere qui un mese fa.
Finalmente dopo oltre 2 ore di strada che ha messo a dura prova la nostra auto, ma anche i nostri fondoschiena, raggiungiamo Soroti.
 Il tempo stringe e, dopo aver fatto il pieno al nostro Pick-up, ripartiamo subito per il Karamoja.
 Ci attendono ancora 130 chilometri di strada in un territorio dove l’alluvione ha colpito in modo particolarmente forte. Lunghi tratti di pista sono stati completamente rifatti ma l’acqua lambisce ancora quasi ovunque il ciglio stradale.
 In questi ultimi giorni il tempo è stato clemente ma è evidente che basterebbero un paio d’ore di pioggia perché la situazione torni ad essere difficile.


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.Finalmente alle 9 di sera, dopo 12 ore di viaggio pressoché ininterrotto, varchiamo il portone dell’ospedale missionario di Matany. 
Per Albino Ventimiglia e Valeria Caddia, di Feltre, che mi accompagnano nel viaggio, è un gradito ed emozionante ritorno. Nei primi anni ottanta , infatti, hanno prestato servizio come volontari nell’ospedale per un paio d’anni. 
Sul pick-up abbiamo 10 quintali di medicinali destinati all’ospedale. 
Visto che la strada è tornata finalmente percorribile, nei prossimi giorni un camion partirà da Kampala per rifornire di viveri di prima necessità i vari centri del Karamoja normalmente assistiti da “Insieme si può…”. 
L’isolamento delle ultime settimane ha ridotto in modo preoccupante le loro scorte.
 Altri aiuti sotto forma di teli, coperte, taniche,…. verranno acquistati e distribuiti in accordo con un programma di interventi che vede anche la nostra associazione coinvolta direttamente nell’opera di assistenza agli alluvionati.
Sabato 20 ottobre, mentre facciamo ritorno a Kampala, veniamo a conoscenza anche dell’appello lanciato da Mons. Cyprian Kizito Lwanga, Arcivescovo di Kampala e Vice Presidente della “Caritas Internazionale” che, di ritorno da una visita alle zone alluvionate, ha affermato: “Abbiamo bisogno di aiuto, di solidarietà per far fronte al disastro”.
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info@quadernibellunesi.it 

Chiunque desidera aiutare gli alluvionati dell’Uganda può inviare il proprio contributo a: 
“Associazione Gruppi Insieme si può…”
Onlus, via Garibaldi 18, 32100 Belluno.
Conto Corrente postale: 13737325. Conto corrente bancario: Unicredit banca n. 17613555, ABI:02008; CAB: 11910. Causale: Pro alluvionati Uganda.



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Realizzato con la collaborazione del Circolo Culturale "Antonio della Lucia"