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Caro Gaetano de
Benedectis,
in merito al dibattito su "cristiani e politica" aperto sul
Gazzettino da Donatella da Corte e alla risposta che tu insieme ad altri
le avete riservato, mi piace, a mia volta, chiamarti direttamente in
causa e per l'amicizia che ci lega e per la lunga e comune appartenenza
alla casa e alla scuola della CISL per dirti quanto sia importante che
le diverse sensibilità ecclesiali e politiche che animano il mondo
cattolico bellunese possano dialogare e confrontarsi.
Importante, ma arduo dentro la Chiesa, forse impossibile negli spazi
della politica.
Ci consideriamo tutti buoni, buoni cittadini, buoni cattolici: tu sai
quanto sia difficile convertire i " buoni" e senza la
conversione del cuore non si va da nessuna parte.
D'altronde non viviamo sensibilità
diverse o plurali, ma siamo semplicemente tornati a Babele.
Gli orizzonti, i traguardi non sembrano più comuni.
Cristo non è più la resurrezione, la via e la vita per tutti i
credenti.
Non lo è più la Sua Chiesa.
La politica, come conquista del potere, ridotta alla conquista del
potere, fa premio su tutto e tutto corrompe; gli anatemi si sprecano; i
retro-pensieri emergono, la ferocia intellettuale si palesa:e tu citi e
scrivi :
" Se i principi e le scelte religiose diventassero legge imposta
agli altri, avremmo un totalitarismo religioso non dissimile, almeno
nelle dinamiche di fondo, dai tanto esecrati atteggiamenti teocratici ed
integralisti di altri ambiti religiosi" (Enzo Bianchi in La
differenza cristiana)."
Chi non la pensa come come il "priore" rappresenta un
potenziale pericolo per la società, è "già anche se non
ancora" integralista, è sicuramente reazionario. Il dialogo, il
riconoscersi!
Hai scritto, ancora, " Il liberismo senza freni e senza regole che
sta distruggendo interi continenti, il dio denaro che sta uccidendo le
coscienze e le famiglie, il nuovo potere della televisione che impone i
suoi modelli negativi a tutti i nostri figli.
L'impegno del cristiano in politica è rompere, per primo, il
silenzio incoerente che da molti anni asseconda questi idoli"
Rivendichi né più, né meno, uno stato etico anche se con parole
imbevute di buoni e lodevoli propositi.
No! non ci sto.
Io credo che la libertà sia il primo e il più grande diritto di ogni
persona a qualunque latitudine appartenga.
Credo che la libertà si nutra della "verità" in ogni modo
cercata.
Credo che la libertà si esprima nella persona che ha un senso acuto del
dovere verso la comunità di cui è parte: dovere verso i figli, dovere
dei docenti di educare i ragazzi, dovere di ognuno di contribuire al
bene comune.
Credo che la libertà si leghi in maniera indissolubile ad una prassi di
profonda sussidiarietà
Credo che il "liberalismo senza freni" di cui parli risieda in
un capitalismo che non si regge sul mercato, ma sul baciare le pantofole
del potere politico, sul corrompere il sindacato, sullo sperperare le
risorse, producendo quell'intreccio incestuoso che spesso abbiamo visto
tra grande industria, grandi banche, parte del sindacato e grande stampa
(e partiti) di sinistra, tante volte, ma troppo sottovoce denunciato in
CISL.
Credo che sia necessario lavorare, impegnarsi perché la politica
riconosca alle cosi dette "Partite Iva", alla piccola e media
industria e ai lavoratori in essa impegnati, non solo il debito per i
risultati economici prodotti e di cui in larghissima parte gode il
paese, ma anche la cultura di cui sono portatrici.
Senza questo processo la nostra democrazia resterà monca,
inconsistente.
Credo che sia necessario non impegnarsi, ma scegliere gli ultimi come
cartina di tornasole del nostro operare: le immense risorse sprecate o
rese improduttive nella struttura dello stato, della regione e del
comune sono risorse prelevate dalle tasche degli ultimi.
Le gratuità di cui godiamo in alcuni servizi pubblici sono pagate
dagli ultimi: quelli che non hanno rappresentanza o non possono scendere
in piazza.
Credo la pace.
Per questo condanno senza se e senza ma il terrorismo.
Ma sarebbe vana la mia condanna se non sapessi accogliere la vita
nascente, proteggere quella più debole che mi urla a fianco la sua
disperazione, se non sapessi tracciare un solco profondo a difesa della
famiglia e non mostrassi un viso di pietra a chi vuole scardinarla. I
primi baluardi della pace!
Tanto altro sarebbe da dire, questo ti ho detto per marcare la mia
scelta nel Centro Destra.
Su tutti i punti, su ogni punto la sinistra nella sua ventennale
gestione del comune di Belluno ha fatto scelte del tutto contrarie e non
mi sembra proprio siano in cantiere indirizzi diversi. Anzi!
Ma voglio chiudere con la speranza di un lavoro da fare insieme"
facciamo riemergere "il bene comune" come fondamento di ogni
azione politica.
L'idolo da abbattere è" l'individualismo senza freni" che
isola e distrugge, che dà come risultato del "bene comune" la
somma indiscriminata di diritti soggettivi, che pretende di certificare
per legge i propri impulsi libidinosi (ancora lo stato etico), che mette
in crisi le basi della vita associata, che ha nel "cattolico"
il nemico da abbattere
Lascio per ultimo una breve considerazione sull'asso che hai lanciato
sul tavolo. Enzo Bianchi. Priore di Bose.
Ti invito a rileggere "la differenza cristiana" accompagnando
questa lettura a quella degli scritti di Benedetto XVI . Potresti
incominciare dalla colossale lectio magistralis di Ratisbona.
Scoprirai una una differenza abissale.
Un abbraccio
Noè Zanette
Presidente del Circolo Antonio della Lucia
info@quadernibellunesi.it
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