Il ruolo indispensabile dei sindaci
nelle Terre Alte
Lettera inviata al direttore de Amico del popolo
Un pensiero conformistico, purtroppo maggioritario nel Paese e anche e stranamente in una piccola provincia come Belluno, vuole cancellare quanto nel mercato risulti di piccole dimensioni.
E’ già stato fatto, ad esempio nel commercio, si vuole fare, ora, con i piccoli comuni di montagna.
Quaderni Bellunesi per fronteggiare questo vergognoso andazzo, lesivo della cultura della gente di montagna, cui si sono votati tanti dei così detti intellettuali della provincia, vuole rimarcare il ruolo strategico che i Sindaci dei piccoli comuni possono svolgere, senza porre mano ai trasferimenti monetari dalla regione o dallo stato.
Riteniamo, innanzitutto, che la funzione fondamentale di un Sindaco (non solo dei piccoli comuni) sia quella di camminare a fianco dei cittadini più poveri, individuando la soluzione per problemi che li assillano. .
Un sindaco, poi, deve sentire l’urgenza di recuperare e colmare di prospettive quel senso civico di rispetto dei beni comuni, che un tempo ha caratterizzato le Terre Alte.
Dovrebbe individuare, ancora, progetti di sviluppo organizzando la disponibilità dei propri concittadini in tutti i settori: da quello agricolo (apertura al mercato dei prodotti – certificazioni di qualità), a quello turistico, alla progettazione del verde urbano, al recupero dei vecchi fabbricati, a quello culturale.
Il problema della scuola dell’infanzia e primaria: i sindaci delle Terre Alte si sono limitati a rivendicare la presenza delle maestre, mentre il problema fondamentale è quello di impedire che i ragazzi che frequentano le elementari ad esempio di Colle Santa Lucia abbiano prospettive di crescita culturale e umana inferiori ai bambini di Belluno.
Un sindaco capace saprebbe portare a soluzione il problema, cercando esperienze diverse, utilizzando strumenti informatici, attuando collegamenti-scambio con altre scuole ecc. .
La gioia e l’onore di abitare in un paese di montagna, Colle Santa Lucia ad esempio, è un impegno culturale di grande rilievo per il sindaco: si può fare turismo se i cittadini non sono, in modo consapevole, orgogliosi del proprio territorio? .
Seminare i semi della solidarietà e del bene comune con azioni concrete: un compito mal inteso dai nostri sindaci che per affrontarlo si vincolano alla disponibilità di denaro pubblico. .
Proporsi in azioni di supporto culturale a chi intraprende: in questo campo il sindaco può veramente diventare un fattore di competitività per le aziende del suo paese.
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Promuovere l’utilizzo proficuo del territorio per innescare un nuovo modello di sviluppo sostanziato dalla cultura della gente di montagna che ha sempre saputo conservare e coltivare. .
Noi di Quaderni Bellunesi, abbiamo chiamato questo insieme di cose e tante altre che si potrebbero elencare, Amore.
Il sindaco deve amare la propria gente così da essere in grado di vedere la bellezza del proprio territorio guardando negli occhi i propri concittadini. .
Noi abbiamo chiamato questo insieme di cose "Cultura della gente di montagna", un paradigma di civiltà, che ora rischia l'estinzione e che s’impone, per contro, come grande e prezioso retaggio culturale che occorre tentare di salvare come lezione che un’antica storia di uomini tra le montagne può ancora oggi impartire al Veneto.
Noi abbiamo chiamo questo insieme di cose "la nuova cultura del sindaco" (che poi è un ritorno consapevole alle origini): un sindaco impegnato a costruire una società solidale, fraterna, responsabile, capace di un nuovo modello di sviluppo.
Noi pensiamo che "L’unione montana di Comuni" (le ex Comunità Montana) possa assumere il ruolo di Comune dei Comuni, per dirla con Candido De Martin, ricevendo per legge tutte le deleghe dai sindaci dei piccoli comuni. Una nuova legge dovrebbe regolare l’elezione dei sindaci dei piccoli comuni con non più 2-3 consiglieri.
Pare evidente che solo così, ad esempio, La vallata Agordina potrebbe giocare un suo ruolo in una Provincia che a sua volta nel suo statuto abbia riconosciuto l’autonomia del Comune dei comuni.
Altrettanto importante ci pare la crescita di una nuova classe politica formata con e sui problemi della gente e non come ora avviene su come meglio intrallazzare per incanalare i soldi in un supposto bene comune.
Zanette Noè
info@Quadernibellunesi.it
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