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IL tema
degli "ultimi" ci appartiene
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Una
strumentalizzazione inutile
Nell'estate scorsa,
grazie alla valenza politica che subito assunse, ebbe
spazio nei mass-media locali un tema di solito trascurato:
l'accoglienza degli ultimi.
Nel Natale appena trascorso, per la verità, non sono mancate le
pagine "commoventi" a celebrare quei rituali di assistenza
che una società godereccia una volta all'anno sente il piacere-dovere
di fare, ma sono state parole, appunto, prive di quella forza
etico-culturale capace di cambiare qualcosa nella società.
Allora, almeno in un primo momento, fu diverso.
Il fatto è presto detto.
Il sindaco di
Belluno Antonio Prade per allontanare da Piazza dei Martiri un
gruppo di persone con gravi problemi relazionali, che continuamente vi
stazionavano, spesso in atteggiamento oltraggioso verso altre persone,
aveva deciso di impedirne lo "stravaccamento" per
smaltire la sbornia di turno, modificando la strutture delle panchine
dei giardini.
E fu subito un coro assordante di protesta.
Gli "ultimi" cacciati per non turbare
la "società bene"!
Un sacerdote, protestò pubblicamente.
Insorse una parte del mondo cattolico.
Una frangia della sinistra bellunese si fece portabandiera della
protesta con il solito diluvio di parole.
Ad un sindaco cattolico e praticante fu alzata una gogna.
Ma tutto fini li.
IL vociante tributo di una sinistra così poco attenta al Vangelo,
quanto ignorante dei pur ragguardevoli contributi sull'argomento di
una parte della cultura laica era appagato dall'aver mosso una prima
guerra al Sindaco neo eletto.
L'accoglienza è una virtù?
Il tema degli ultimi ci
appartiene.
Appartiene a tutti.
Se l'accoglienza è una virtù non può essere alzata come una
bandiera e tanto meno come un manganello.
L'accoglienza è virtù, virtù per eccellenza, ma virtù
inutile (dannosa?) se non è accompagnata dal "dovere" che
è la fatica del fare e dal
"valore" che misura il risultato che il dovere assume nel contesto
sociale.
Questo, crediamo, dovrebbe essere il criterio di giudizio e con questo
abbiamo misurato l'agire del sindaco di Belluno.
Egli ha sentito forte e prioritario il dovere di offrire ai più
giovani, ai bambini la piazza come spazio educativo e di gioco.
Una scelta che nulla toglie al diritto sacrosanto di tutte le persone,
tanto più ai disabili psichici, di stare loro stessi in piazza e di non
esservi cacciati.
Come?
L'accoglienza e l'arte del fare
Questo è il vero tema sollevato dalle parole del Sacerdote nella
lettera all'Amico del Popolo, parole che, nella ricerca di un
labile consenso, la sinistra ha strumentalizzato.
Noi ci permettiamo di offrire un piccolo incipit di una possibile
discussione sull'argomento, alla quale invitiamo i nostri lettori.
"Oggi la solidarietà, che è la faccia concreta
dell'accoglienza, il dovere attuato, la fatica consumata, non è più cultura del popolo,
neanche del popolo cristiano, ma è qualcosa da rivendicare agli
altri: al comune, alla regione, allo stato, magari alle istituzioni
della Chiesa.
E' il triste epilogo di un percorso culturale partito da Crispi che
nazionalizzò 22.000 Opere Pie, fatto proprio dai comunisti, nel
dopoguerra, trascurato dai democristiani che censurarono nella
Costituzione quanto Pio XI scrisse nell'enciclica "Quadrigesimo
anno" a proposito della sussidiarietà.
In tempi di bilanci pubblici sempre più magri a pagare le conseguenze
di questo indirizzo culturale sono sempre, ovviamente, gli stessi: ' i più poveri
', i senza lobby, i senza voto."
Circolo Antonio Della Lucia
info@quadernibellunesi.it
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