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La situazione economica e finanziaria attuale
è sotto gli occhi di tutti, siamo in recessione; se è difficile dire quanto
durerà, possiamo, almeno, affermare sin d’ora che finirà?
Da un punto di vista economico-produttivo,
persistendo un calo della domanda in tutti i settori, si determina una
sovrabbondanza di produzione rispetto alla domanda e le aziende vanno in crisi,
in quanto producono più di quanto vendono.
A seconda di quanto dura il periodo di mancata domanda, si genera una crisi
passeggera o, se il periodo dovessi protrarsi per più due o tre trimestri, si
corre il rischio è di una vera recessione con ovvio aumento della povertà in
generale.
Ma,direi, finirà!
Perché dalla crisi economica alla crisi
finanziaria il passo è breve?
I due mondi, l’economia e la finanza, sono
strettamente interconnessi ed interdipendenti, in quanto, come potete ben
comprendere, i cicli economici in generale sono finanziati dalle banche, ma se i
cicli economici entrano in crisi, con calo generale dei consumi ad esempio, il
ciclo finanziario non riceverà quanto ha anticipato e di conseguenza entrerà a
sua volta in crisi.
In altra parte del giornale
abbiamo spiegato cosa sono e cosa hanno provocato i mutui sub-prime.
Ma è vero che sono stati origine della crisi
Tali prestiti, che le banche concedevano, con
lauti guadagni sulla carta, perché erogati a tassi elevati, venivano poi
"impacchettati" e rivenduti a tutte le Banche americane, europee,
asiatiche e quant’altro, per ottenere nuova linfa da immettere nel sistema.
Le banche acquirenti si sentivano garantite in quanto i prestiti, acquistati a
buon prezzo sotto forma di obbligazioni emesse dalle banche emittenti, erano
basati sull’ipoteca immobiliare, e venivano poi collocati presso i
risparmiatori di tutto il mondo, sia investitori istituzionali – ossia banche
– sia investitori privati.Tutto andò bene dal 1999 fino al 2004 circa,
fin tanto che l’inflazione americana ed i tassi ordinari rimasero bassi, ma
nel 2005 sia l’inflazione sia i tassi hanno cominciato ad aumentare e in poco
tempo si è passati da un tasso dell’1% al tasso del 5,25%.Ciò ha provocato un raffreddamento nei valori
immobiliari, con minori acquisti, e i mutuati, ossia i clienti delle banche,
abituati a pagare rate esigue, per effetto dei tassi bassi, si sono trovati
impossibilitati ad onorare gli impegni. La vendita degli immobili, unico modo
per estinguere il debito, per effetto del calo del loro valore, non poteva
coprire il residuo mutuo. Il castello di carta ha cominciato a scricchiolare, le
Banche hanno iniziato a verificare quanta carta straccia, in termini di crediti
inesigibili, avevano in portafoglio, ossia in bilancio. Ha così iniziato a
diffondersi la paura che il sistema bancario americano e non solo, ma anche
europeo, avesse parecchi miliardi di crediti inesigibili e abbiamo assistito
alle prime code agli sportelli bancari, poco più di un anno fa, nella
nobilissima capitale inglese, Londra, simbolo della finanza mondiale, ove la
gente educatamente in fila giorno e notte desiderava ritirare ogni risparmio
Panico
Le banche iniziano ad avere seri problemi a trovare il denaro;chi ha denaro in eccedenza non lo presta alle banche che ne hanno bisogno.
I tassi salgono alle stelle,le rate dei mutui aumentano in modo sproporzionato.I crediti alle aziende e privati cominciano subiscono una stretta.I Governi cercano soluzioni che accontentino tutti, ma la strada si mostra
impraticabile.La paura si percepisce e nessuno si fida più di nessuno: gli investitori
iniziano a vendere a piene mani
Crollare i prezzi e le Borse.Aumenta la paura per il futuro.Le aziende non vendono e corrono ai ripari con cassa integrazione e
licenziamenti e chiedono aiuti alle Banche e allo Stato.
E ora cosa ci aspetta?
Ci sono effetti positivi rivenienti da
questa crisi?
Sì. In primis abbiamo avuto modo di
verificare che la finanza allegra, disgiunta da un’economia reale, non
porta da nessuna parte. I risparmiatori devono maturare una maggior
consapevolezza nel dialogare con le banche, sia per l’ottenimento del
credito, sia per la gestione dei propri risparmi. Con troppa facilità si
accettano soluzioni non comprensibili di investimento, offerte dal sistema
bancario, che dovrebbe tutelare il risparmio e che invece, ormai in modo
quasi spregiudicato, cerca di fare molto spesso solo i propri interessi
(vedi obbligazioni Argentina, Parmalat, Cirio, mutui sub-prime, ecc.). Il
tutto sempre e solo finalizzato all’avidità dell’uomo, che in questo
caso risultano essere i grandi manager delle banche americane, europee ed
italiane, che per il loro normale lavoro hanno percepito e percepiscono
stipendi milionari annui.
E L’ITALIA
?
Esaminiamo l’attuale
situazione italiana. Quali i punti di debolezza e quelli di forza
Innanzitutto l’Italia,
che molto spesso viene additata, a ragione, come Paese che ha un debito
pubblico secondo al mondo (solo dopo al Giappone) pari al 104,10% del PIL, non
è un Paese che non ha le chances per superare questa crisi globale, in quanto
è corretto aggiungere al debito pubblico anche il debito privato, rapportato
sempre al PIL, ed in questa classifica, rispetto al mondo, l’Italia risulta
virtuosa, in quanto il debito privato sul PIL è il 30,20%. Sommando i due
debiti, siamo perfettamente in linea con l’Europa,e
addirittura
migliori della Germania e della Gran
Bretagna. Pertanto qualche punto percentuale di maggior debito, che vada nella
direzione dell’investimento produttivo, può essere certamente
accettato.Possiamo affermare, per quanto riguarda le imprese, che l’Italia
vanta quanto meno sei primati, che sono i nostri punti di forza:
- dell’economia reale sull’economia finanziaria;
- dell’attività manifatturiera (siamo secondi solo alla Germania);
- della piccola e media impresa, che ha saputo conquistare la leadership di
nicchie di mercato nel mondo;
- dell’elasticità nella gestione familiare, che sa aggiustare consumi,
risparmi e investimenti;
- del localismo dei distretti, che rappresentano una grande forza produttiva
autonoma;
- della banca locale, intesa come banca che interagisce attivamente con il
territorio.
L’Italia ha perciò un modello di sviluppo più tradizionale, ma anche più
solido di fronte all’attuale crisi. Famiglie e imprese hanno tutte le buone
qualità per ripartire. Anche se
in questo momento le famiglie sono in difficoltà la cassa integrazione
segnala si espande, anche a Belluno si estendono le nuvole nere della
disoccupazione
Come può l’Italia uscire da questa situazione?
I veri problemi dell'Italia sono la criminalità e la mancanza di
infrastrutture adeguate, anche immateriali, come la scuola intesa come centro
del sapere e non della dispersione di risorse, la giustizia che deve essere
giusta e veloce in tutti i campi anche economici, la burocrazia che soffoca il
paese che produce
Possiamo affermare con forza che se oggi il modello italiano può essere
rappresentato come: " più industria che finanza per le imprese,"
quindi positivo, "più risparmi che debiti per le famiglie" quindi
positivo, siamo costretti a gridare che lo Stato è inadeguato!!
Silvano Tormen
Belluno, 14.12.2008
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