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L'artista
e il sogno dell'invisibile
Nella nostra attuale comunità civile e organizzata, in cui si gestisce il
pubblico e il privato con l’intenzione di promuovere il benessere e di ogni
singolo individuo e dell’intera popolazione, i pochi – e smarriti - che
seguono il mondo dell’arte si chiedono che senso abbia oggi l’arte e perché
si dovrebbe continuare a produrla.Quale e quanto interesse suscita nel quotidiano il ricorso al pensiero e alla
visione artistica, in particolare se si tratta di arte moderna e contemporanea?
Raccolgo e pongo alla riflessione alcune considerazioni di Stefano Zecchi,
apparse recentemente sulla stampa, che colpiscono per la loro chiarezza e
verità. Molti fra i filosofi moderni, accogliendo il concetto di Hegel, ci dicono che
l’arte è morta; e questo concetto è al centro della riflessione estetica
sulle arti contemporanee. Di conseguenza il giudizio sugli artisti contemporanei
è negativo. Viene detto che dopo l’esperienza della cultura romantica l’arte muore
perché finisce il suo cammino millenario, naufragando nell’assoluta e
arbitraria soggettività dell’artista. Costoro sostengono che oggi l’arte
non ha più valore di verità e non è più una forma del conoscere. Il dialogo
fra artista e spettatore se è interrotto e quindi siamo in presenza di una
"morte dialettica" dell’arte. Appare evidente che tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
l’arte subisce una trasformazione radicale che non riguarda solamente l’aspetto
formale, ma l’idea stessa di ciò che si intende per arte, con una conseguente
perdita di significato di verità e di connessione tra il sentimento religioso,
sociale, politico di un popolo e la sua rappresentazione estetica. Occorre un impegno generale, sia personale che pubblico, affinché queste
considerazioni non siano fine a se stesse, ma siano un preludio per una nuova
rinascita dell’arte stessa dalle ceneri del Rinascimento. Iniziative recenti e impegni che l’organizzazione pubblica andrà assumendo
in futuro confortano la speranza che l’arte riacquisti la sua importanza sul
nostro territorio e che i nostri artisti possano riallacciare un più intenso
dialogo con l’esperienza di vita vissuta di ogni persona. Oggi l’artista non rappresenta più una visione realistica dell’immagine,
perché a tale scopo si è imposta la fotografia, assumendo essa stessa livelli
artistici. Oggi l’artista tenta di rappresentare l’invisibile, tenta di comunicare l’indicibile,
tenta di raffigurare e trasmettere il pensiero, il sentimento, l’emozione.Ciò che muove la penna, lo scalpello, il pennello, le note musicali è l’"idea"
di bellezza, la "parola" che nobilita la nostra condizione umana, il
"gesto" che unisce, incoraggia e proietta nuovi orizzonti di speranza
e di serena fiducia nel possesso del bene e del buono.Quindi un invito, all’apertura della primavera
bellunese, densa di piccoli
e grandi avvenimenti artistici, (recentemente il Gruppo UCAI ha visitato la
splendida mostra del pittore Luigi Da Zanna a Cortina) ad accogliere i nostri
artisti con il calor e la riconoscenza che si meritano, perché sono testimoni
e interpreti dei nostri più nobili sentimenti. La nostra conoscenza e partecipazione alle loro opere non potrà che
rasserenare, anche se brevemente, questo nostro convulso e contraddittorio
vivere quotidiano.Una comunità senza la cultura dell’arte è destinata alla esaltazione
degli egoismi e all’aridità delle manipolazioni materiali
che umiliano e intristiscono.
Luigi Gentilini
(componente la Sezione U.C.A.I. – Unione Cattolica Artisti Italiani – di
Belluno
Belluno 18 febbraio 2010
info@quadernibellunesi.it
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Ugolino da Belluno. Bora edizioni
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