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Non metterai alla
prova
Il signore tuo Dio
Questa pagina del vangelo
ci è ben nota: nelle tre versioni di Matteo, Marco e Luca, ritorna ogni
anno nella prima domenica di Quaresima.
Già… "quaresima" deriva da "quadragesima",
quaranta: numero che collega il racconto evangelico ai quarant’anni
passati dal popolo nel deserto dopo l’esodo.
Ma i tre evangelisti sapevano che il popolo di Israele, nel deserto, dopo
il passaggio del mar Rosso, aveva attraversato tre momenti di crisi: l’urlo
della fame, al quale Dio rispose con la manna; la tentazione di Massa e
Meriba («Dio è con noi, sì o no?»), alla quale Dio rispose con l’acqua
sgorgata dalla roccia; e infine la tentazione più grave, quando il popolo
si piegò ad adorare il vitello d’oro.
Sulla falsariga di quei 40 anni perduti nella notte dei tempi, dopo il suo
passaggio nel fiume Giordano per il battesimo, Gesù – «pieno di
Spirito Santo» – si inoltrò nel deserto e vi stette quaranta giorni.
Fu tentato dalla fame, e la vinse. Provò la tentazione dell’idolatria
(«se ti prostrerai davanti a me…»), e la vinse. Ebbe voglia di tentare
Dio, e vinse: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Vinse, dove
il popolo era stato sconfitto.
Diavolo. Colui
che divide.
Bello e suadente
Vorrei portarvi a guardare con attenzione il tentatore, che Luca – lungi da
uno stile politically correct – chiama "diavolo", colui che
divide. Consumato pittore, Luca
dipinge con tre pennellate che lo rendono in realtà avvenente: il diavolo non
è quel brutto e deforme essere ritratto nella chiesetta di Verocai.
È bello, suadente… sa ammaliare e convincere… Nel 1993 Franco Battiato,
nel brano "Lode all’Inviolato", cantava: «…lo sapeva bene
Paganini che il diavolo è mancino e subdolo e suona il violino…». Non la
grancassa o il timpano… ma il violino di Paganini!
Guardiamo con attenzione le tentazioni: tre citazioni della sacra Scrittura,
tre testi sacri ingaggiati dal diavolo come trabocchetto teologico teso
addirittura a Gesù. Vi sembra scandaloso? Ma è sempre così. Anche ai nostri
giorni il diavolo usa questi sistemi per inchiodare la fede dei semplici: usa
argomentazioni particolari della fede per ingannare, dettagli della Scrittura
per imbrogliare, sedurre, avvinghiare.
Ho annotato tre esempi, che forse graffieranno qualcuno, ma da cui – in
piena responsabilità del mio ruolo e della mia retta coscienza – sento di
non potermi esimere.
Il Crocifisso,
due braccia
aperte per accogliere tutti
Recentemente hanno fatto rumore alcune
polemiche sui simboli religiosi, in primis la questione del crocifisso, con la
"c" minuscola. Una questione che purtroppo ha assunto risvolti
soltanto politici. Sinceramente, proverei anch’io profonda tristezza nel
veder scomparire quel segno dalle aule scolastiche e forensi, dalle valli e
dalle cime delle montagne. Ma chiediamoci: la Persona rappresentata, il
Crocifisso con la "C" maiuscola, gode forse di queste crociate, in
cui quel patibolo, dove lui ha steso le braccia, diventa una bandiera che
divide, una barricata che ferisce, una simbolo issato contro uomini per i
quali lui è morto?
Non dubito della buona fede di chi fa propria questa istanza… Chiediamoci se
questo è l’uso di quel simbolo di amore, sbattuto in faccia come segno di
identità!
Una malizia
diabolica
Secondo esempio: faccio riferimento a una sofferenza occorsa a un mio
collega. Un prete che conosco capace di spendersi fino in fondo per le
persone: soprattutto per quelle che incassano il fallimento della vita,
separazioni coniugali in primis. I benpensanti li segnano a dito, ma in quel
prete essi hanno incontrato il cuore di una Chiesa madre. Però i benpensanti
lo accusano, lo denigrano e scrivono in curia: è troppo attento a quella
gentaglia, non veste la talare, non canta in latino, dà spazio in chiesa ai
divorziati…
Aspetti e dettagli (forse anche importanti) della morale o norme canoniche
diventano questioni di principio che dividono la comunità!
È la stessa malizia di Satana, che usa la Scrittura per incastrare
Gesù.
Forse che ai suddetti benpensanti interessa la morale? No, interessa solo
infangare quel prete… E questa è una malizia diabolica!
Più forte del
diavolo è il Maestro,
cui solo è dovuta la lode
Infine, un
esempio sul fronte "opposto"… Coppia di coniugi: lui è ateo e
impenitente anticlericale, lei è credente… Il loro rapporto si è logorato,
per motivi che qui non occorre indagare.
E osservo: lui sempre approfitta dei soliti scandali giornalistici sulla
Chiesa per offendere la moglie e tutti coloro che credono: le rammenta la
solita solfa degli ori del Vaticano, dei preti pedofili, la secolare storia
delle infedeltà della Chiesa al suo Maestro. Alla povera moglie restano poche
chance per ricordare che della stessa Chiesa sono parte san Francesco, madre
Teresa di Calcutta, don Benzi, don Puglisi… E così alcuni episodi di
infedeltà (percentualmente minoritari) diventano – per lui come, in fondo,
per il diavolo di oggi – un’arma per mettere alle corde la moglie e la sua
fede schietta.
Sono solo esempi… e forse un po’ caustici. Ma son convinto che dobbiamo
guardarci da ogni uso ideologico di alcuni passi della Bibbia, del Credo,
delle norme canoniche.
Ma, in ogni caso – per citare ancora una volta la bella canzone di prima:
«le nuvole non possono annientare il Sole». Più forte del diavolo è il
Maestro, cui solo è dovuta la lode! |
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Brustolon
Foto Zito Roberto
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Brustolon
Foto Zito Roberto
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Cartsten Peter Thiede
Jesus. La fede. I fatti
Edizione Messaggero
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Josef Cordes
Perché sacerdote
San Paolo Editore
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