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Una
nuova pastorale
per la Chiesa Bellunese
Due
questioni si pongono in modo perentorio nella vita della Chiesa:
la prima è l'Incarnazione come evento che segna la salvezza umana
e spirituale nella storia che stiamo vivendo: salvezza come sinonimo di
gioia e felicità.
La seconda questione è il compito per cui la Chiesa
sussiste:annunciare questa salvezza, la salvezza portata da Cristo.
Proprio in questo compito la Chiesa sembra oggi in difficoltà.
Secondo
Antonio Staglianò, in Cristianesimo da esercitare, ciò accade perché
l'annuncio della Chiesa è slegato dai fatti e i fatti dall'annuncio: una
situazione, secondo questo autore, che paga la separazione tra teologia, pastorale e liturgia
e impedisce alla chiesa di incontrare l'uomo nella sua realtà quotidiana.
Parafrasando il pensiero di Staglianò potremmo dire che teologie lontane dalla fede vissuta possono soddisfare l'ambizione
aristocratica degli "intelligenti" ma non incontreranno mai l'uomo che ora e qui vuole,
brama la
salvezza.
Liturgie lontane dalla fede vissuta nella tradizione non costruiscono comunità, ma gruppi
ideologici.
Una pastorale non innervata dalla teologia è insipida e finisce
per essere sostegno indiscriminato, invece che di purificazione, della cultura moderna.
Vito Mancuso ha scritto da qualche parte che "ognuno di noi,
ultimamente, è la sua libertà,la sua anima spirituale,la sua
irrepetibile individualità" e forse, si potrebbe dire, più
concretamente, che l'uomo in ogni manifestazione della sua vita si
mostra come un essere liturgico che vincola la sua libertà ad
una "appartenenza".
La vita dell'uomo, infatti, scorre tra una infinità di riti codificati e
manifesti che da un lato lo legano alla comunità di
appartenenza e dall'altro lo rimandano una appartenenza più
grande ( un dio, l'umanità o la natura) che trascende la concretezza del momento.
E' così quando lavora, quando gioca,
quando riposa, quando è in silenzio, quando partecipa ad un rito,
religioso o laico, quando crea, quando scopre la bellezza, quando ama e
quando odia.
Il compito, allora, per la teologia, la pastorale, la liturgia
dovrebbe essere quello di immergersi
in queste situazioni rituali e purificarle.
Compito difficile, ma non impossibile se si pensa che sono certamente un'infinità i
momenti rituali dell'uomo, ma ce né uno che a tutti da senso ed è
quello del lavoro
Nel lavoro si
rende concreta la speranza di salvezza promessa dal Dio Biblico e
portata da Cristo.
Il lavoro definizioni e implicazioni
Il lavoro è il volto
e il pensiero della libertà.
Se non si fonda sulla libertà il lavoro perde ogni
riferimento all'agire cristiano e diventa schiavitù
Il lavoro è dovere,
sacrificio e responsabilità, è gioia e felicità.
IL lavoro è riconoscere i talenti che
ognuno ha avuto in dono; è riconoscere i talenti degli altri
Il
lavoro è produzione di ricchezza e in questo senso è ,forse, l'unica
categoria dove la somma del bene individuale dà un bene comune.
Il lavoro
è crescere i propri figli.
Il lavoro è bellezza, il lavoro è completare la creazione.
Non esiste un tempo nella vita, neppure
la pensione,(Dio riposò solo il settimo giorno) in cui il lavoro non debba giocare, normalmente, un ruolo
importante, il più importante, anche la preghiera è lavoro.
Nella libertà del lavoro si costruisce la vita
A ben guardare i valori
che si sono tessuti, anche se sommariamente, attorno al lavoro sono gli stessi che attengono ad un vita
matrimoniale intensa e felice,
ad un percorso scolastico parimenti impegnato, agli spazi di gioco
e di passatempo, fino ai momenti di silenzio, di quiete, di riposo, di
preghiera.
Il lavoro costruisce la vita.
Sul lavoro dovrebbe giocarsi la teologia, la pastorale e la liturgia.
Ci sia permesso, in conclusione, anche se abbiamo usato argomentazioni tagliate con
l'accetta e non abbiamo né il ruolo,né la cultura necessaria, di fare una
proposta alla nostra Chiesa locale.
La proposta
Non sarebbe opportuno ridiscutere il ruolo di tutta quella casta, che
toglie respiro e risorse alla chiesa, che va sotto il nome di pastorale familiare,
del lavoro, dei giovani degli anziani ecc..che ha prodotto, da Roma in
giù, tonnellate di
documenti, ma non cultura, per costruire una pastorale attorno alla
parrocchia che guardi l'uomo nella densità della sua vita?
Educare alla solidarietà
è educare al lavoro.
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La testimonianza come
"esercizio" significa che la vita cristiana è un agire che sa
assumere le forme della vita umana come un alfabeto in cui dirsi e in
cui realizzarsi
Le parrocchie
sono i luoghi di una comunità evangelizzata e evangelizzante
La salvezza passa certamente anche per l'umano, ma
l'umano ha
proprie leggi, metodologie, istituzioni che il sacerdote deve conoscere
per poterle utilizzare
.
La pastorale del lavoro, almeno
nella sua dimensione nazionale,
è finita nelle secche perché si è interpretata come un corpus autoreferenziale rivolto più al sindacato che a chi lavora.
Competere. La forza del
cristiano sta nella verità della sua fede, nel Cristo risorto e
nella santità della sua chiesa
.
info@quadernibellunesi.it
Zanette Noè
3 ottobre 2008
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