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Pasqua a Cortina d'Ampezzo Omelia di don Davide Fiocco Tornare da figli Domenica di Pasqua "in risurrectione Domini" 4 aprile 2010 |
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Davide Fiocco
Da
Cresima a Parrocchia
e frazioni comunali
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Quando
siamo lenti e tardi di cuore. Quando non vediamo Una mattina come
oggi, in una primavera appena cominciata; il cielo si sta appena colorando
con le prime luci dell’alba. Una donna corre fuori dalle mura di
Gerusalemme, rientra… Passa un giovane, con passo deciso; poi un uomo
più maturo, incapace di sostenere la corsa dell’altro; rientrano...
passa di nuovo la stessa donna. Un "via vai" di gente, che
lascia interdetti. Poi a sera la strada si ripopola di nuovo, come
ascolteremo stasera, al tramonto: due amici che tornano alla loro casa ad
Emmaus, desolati e delusi; non vedono oltre la tristezza degli eventi:
«si fermarono col volto triste… noi speravamo che…, ma…». Poi vide e credette
Vide e credette, ma «non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè
egli doveva risorgere dai morti».
Mi spiego: alcune settimane fa, ho provocato tre persone diverse per età
e formazione a leggere un libro, un commento alla parabola del figlio
prodigo. Una dozzina di anni fa mi aveva fatto bene, ma l’avevo ormai
dimenticato. Nella IV domenica di quaresima (dedicata appunto quella
parabola), ho rispolverato e affidato il libro a queste persone. Tutte e
tre mi hanno confidato: è tutta un’altra maniera di intendere e vivere
la fede. «Quel libro mi è entrato in testa, nel cuore e nell’animo…
È incredibile come questo commento mi abbia toccato». Non cercate Cristo tra i morti
Niente di male,
beninteso: ma intanto non ci accorgiamo di abitare nella casa di un Padre,
che mi chiede solo la fiducia e la gratitudine di un figlio. Come la
Maddalena, come Pietro e Giovanni, noi cerchiamo sinceramente il Cristo,
ma non lo troviamo, perché cerchiamo un morto, mentre ora lui è risorto;
ce ne andiamo spesso anche noi in giro "con il volto triste, perché
speravamo che fosse lui…". Capire
di essere figlio
È vero: c’è qualcosa in me e in quelli come me che mi mantiene aggrappato agli errori e non permette a Dio di cancellare il passato e di offrimi un nuovo inizio. Sono uno che direbbe a Dio: la mia oscurità è così oscura che nemmeno tu vi puoi rimediare! Lui mi vuole restituire la dignità di figlio; e io invece voglio ritornare a casa come un garzone! Ma io voglio veramente essere perdonato? Voglio arrendermi a lui? «Ricevere il perdono esige la volontà totale di lasciare che Dio sia Dio e compia ogni risanamento, reintegrazione e rinnovamento». No, non sono un garzone, ma un figlio diletto... anch’io preso per mano da quel Cristo che viene a cercarmi. È la luce di Pasqua, luce calda e avvolgente, luce che mi fa sentire cercato e amato; Cristo è vivo, Cristo mi aspetta, Cristo vigila sul mio ritorno, e non si dà pace finché non mi ha ritrovato e riportato a casa.Non è una novità, ma a volte sembra di vivere un’altra religione. Eppure è quella fede che da venti secoli viene ribadita: questa è la nostra fede!
Don Davide Fiocco
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