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Proponiamo questo laboratorio con il
ricordo di uno articolo sul sacramento penitenziale
apparso sull'Amico del Popolo” qualche anno fa, ammirati
della liturgia domenicale cui a volte assistiamo nella Chiesa di san
Rocco a Belluno, delusi da tante messe che abbiamo visto celebrare
in varie chiese della diocesi, ma confortati da tante altre, forti
dell'esperienza di preghiera liturgica che come circolo Antonio
della Lucia abbiamo programmato e per qualche anno gestito nel
pomeriggio del "primo dell'anno" nella cripta del Duomo di Belluno, sicuri
che è necessario riscoprire le radici della Liturgia per attingere alla
sorgente della vita.
Al solito proponiamo alcune tracce di ricerca, che non escludono
altre che i nostri lettori possano e vogliano proporre:si scriva a
info@quadernibellunesi.it .
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L'ingresso
in chiesa
Le persone entrano in Chiesa
per la messa domenicale
accompagnate dai pensieri, dalle preoccupazioni, dalle gioie e dai
dolori che la vita quotidianamente riserva ad ognuno.
Come si può emergere da questi pensieri che a
volte sono pesanti e schiacciano, a volte cullano dolcemente, a volte
spingono sulle aspettative del dopo messa, e affidare il cuore alla
cerimonia liturgica?
Il
rito penitenziale. Ovvero quando la fretta censura la preghiera della
comunità
Il confiteor. Le parole di questa preghiera sono di
una intensità spirituale assoluta e laceranti: confesso a Dio
Onnipotente e a voi fratelli ........... prego Dio onnipotente e voi
fratelli: come è possibile che venga, a volte, quasi sempre, tralasciato?
Sono parole impegnative, proprie di una celebrazione che vuole
essere comunitaria, costitutive di una comunità: un perdono da dare, ma
soprattutto da accettare.
Le letture.
La
predica dovrebbe essere essenzialmente l'ascolto della parola di
Dio
L'attuale prassi che porta
dalle
letture e all'omelia, sembra, lo è nell'esperienza delle
persone che partecipano al Circolo Antonio della Lucia, totalmente
inefficace: la Parola di Dio risulta incomprensibile anche laddove
l'omelia è di carattere biblico.
Non è in causa la capacità del lettore, ma l'assenza di qualsiasi
indicazione sul contesto in cui si
svolgono i fatti che si sentiranno narrati e la tradizione teologica che a questi fatti
la chiesa ascrive.
L'omelia dopo il Vangelo serve solo ad attutirne gli effetti
in chi lo ha ascoltato. Ha scritto Charles de Foucauld “ voglio
gridare il vangelo con tutta la mia vita”
Solo il Vangelo!
L'offertorio.
Ovvero il gioco dei bussolotti
Il sacerdore bisbiglia, si lava
(perché?) con qualche goccia d'acqua, aggiunge il vino,(perchè?), risuona il tintinnio delle monetine, l'organo
copre un intervallo imbarazzante.
Ma è l'offertorio!
Una comunità
che ha confessato, che ha ascoltato il maestro, che ha professato la
sua fede, resta in attesa, si disperde nei pensieri, dimentica.
Le preghiere dei fedeli.
Quando il Sacerdote è pastore.
Le preghiere esprimono i bisogni
di una comunità e il sacerdote come nel Confiteor
mostra quanto la sua spiritualità e la sua vita sia vicina a quello del popolo e
sappia interpretarne le tensioni, gli aneliti, gli scoramenti e le
speranze.
La
comunione.
Tutti in coda.
Mai vista una cosa meno liturgica e capace di contrastare
ogni atteggiamento mistico.
La situazione diviene ancor più precaria quando il
sacerdote ha paura di proclamare quel “ Corpus Cristi” ( potrebbe disturbare) e
quando il fedele bisbiglia un amen senza sapere perché.
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