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Belluno Romana
Sintesi storica di Francesco Demattè
Capitolo secondo

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Belluno Romana.
Sintesi storica
per un nuovo statuto della Provincia


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Un racconto di
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Tanti preti santi
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Requiem laico
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I funerali
Di Giuliano Ferrara


I luoghi della cultura

Il Caffé Letterario
di feltre

Indice di tutti gli articoli

Per un nuovo statuto della Provincia di Belluno

l mondo politico bellunese e i mass media ormai da anni sono impegnati allo spasimo per rivendicare alla Regione Veneto uno statuto regionale  dove per la provincia di Belluno venga scritta la   parola magica specificità. 
Noi crediamo che questo impegno avrebbe ottenuto un diverso e più importante successo se fosse stato preceduto da un nuovo  statuto per la provincia di Belluno, capace  di esaltarne l'identità e la ricchezza umana e ambientale, ma anche l'unicità di vallate  e comprensori e la  diversità tra i paesi in quota e quelli della Val Belluna.
Ma non è mai troppo tardi.
Noi con Francesco Dematté cercheremo, in questo secondo  tratto di storia bellunese, che segue quello dedicato all'età paleoveneta,  di porre di questo statuto che rivendichiamo con forza le basi storiche


Feltre Zona Archeologica

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 Bellunum, Feltria, Catubrium: tre Municipii per il territorio Bellunese

Come abbiamo già scritto nel precedente capitolo dedicato all’età paleoveneta,
 gli antichi Veneti appaiono amici e alleati dei Romani.
 Nel 225 a. C., per esempio, furono dalla parte dei Romani contro i Galli e la cosa si ripetè al tempo dell’invasione di Annibale. 
Nel 181 a.C. fu fondata la colonia latina di Aquileia, data simbolica dell’inizio della romanizzazione della parte nord-orientale della Penisola e, quindi, anche del nostro territorio. 
Fu solo molto più tardi, tuttavia, che la provincia entrò stabilmente a far parte della Res publica romana dal punto di vista politico e giuridico. 
E’ infatti probabilmente da fissare al tempo di Giulio Cesare, cioè agli anni quaranta del I secolo a.C. – ma per la città di Belluno alcuni storici parlano di un’età successiva, quella augustea –, la romanizzazione del territorio bellunese con la costituzione di tre differenti municipii:
 
Belluno (Bellunum) con il suo territorio, che comprendeva la parte orientale della Val Belluna sino a raggiungere Castellavazzo (Castellum Laebactium), Zoldo, l’Alpago, l’Agordino; 
Feltre
(Feltria), la quale estendeva i suoi confini sino alla restante parte, quella occidentale, della Val Belluna, ma che arrivava a includere anche tutto il Primiero e gran parte della Valsugana;
il territorio dell’attuale Cadore – che, come è noto, prende il nome da Catubrium, da cui anche Catubrini – faceva invece parte del municipium di Iulium Carnicum (l’attuale Zuglio, poco sopra Tolmezzo, nella valle percorsa dal torrente But, affluente del Tagliamento).
I municipii venivano ascritti a una delle 35 tribù in cui, nei comizi tributi, era diviso il popolo romano, con l’attribuzione automatica alla loro popolazione del privilegio della cittadinanza romana: le tribù erano insomma una sorta di distretto elettorale. Belluno venne inserita nella tribù Papiria, Feltre nella Menenia, il Cadore nella Claudia.
 E’ interessante notare che questa differenziazione di attribuzioni alle tribù rivelava la diversità, come nota Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale, dell’origine etnica delle genti che abitavano la nostra terra, in quanto Belluno viene definita città veneta, Feltre retica, mentre il municipio di Iulium Carnicum, a cui apparteneva il territorio dei Catubrini, manifesta anche nel nome il collegamento con il popolo dei Carni. 
Tutti e tre i municipii, naturalmente, erano inclusi nella X regione augustea, divenuta poi, in età dioclezianèa, la VIII regio: la Venetia et Histria.


Feltre Zona Archeologica

I confini fra Belluno e Cadore in età romana sono ben evidenziati da iscrizioni confinarie nella zona del monte Civetta: su tali iscrizioni, tra l’altro, ha scritto qualcosa su cui meditare con attenzione il grande alpinista e sapiente Domenico Rudatis, in un libro, Liberazione, che andrebbe avvicinato con intelletto d’amore.
 
Anche tra la Val di Fiemme e la Valsugana è stata incisa nella roccia un’iscrizione che segnalava il confine fra il territorio dei Tridentini e quello feltrino.
 A questo riguardo è infine da notare che le successive diocesi cristiane si sovrapposero in larga parte ai municipii romani: la loro estensione, come è noto, ancor oggi non coincide in alcuni casi (per esempio, nella Sinistra Piave, in Val Belluna) con quella della provincia. 
Un’ultima osservazione: la provincia di Belluno, che, come è noto, è una conseguenza, non deprecabile e da molti punti di vista ragionevole, dell’invasione napoleonica (allora si chiamava Dipartimento della Piave) porta ancora nel suo stemma, costituito dagli emblemi di Belluno, Feltre e Cadore, il ricordo dei municipii di Roma …
Il segno della Città Eterna sul nostro suolo è ancor oggi visibile anche nella centuriazione, cioè nella suddivisione del territorio in cento parti (centurie), ognuna delle quali era a sua volta suddivisa in ulteriori lotti, che variavano da un minimo di 2 iugeri (corrispondente alla centesima parte di una centuria) all’ager quadratuus (campo quadrato), con un lato di circa 700 metri e che era pari a un quarto di centuria.
 La centuriazione era utilizzato nell’assegnazione di terre sia ai coloni romani che agli originari abitatori del luogo e consentiva la messa a coltura di terre precedentemente occupate da boschi o acquitrini o, comunque, sino a quel momento non razionalmente organizzate dal punto di vista dello sfruttamento agricolo. 
Un sistema viario disposto sull’asse nord-sud (il cardo) ed est-ovest (il decumanus) consentiva di accedere ai fondi.
 La fitta maglia reticolare tipica della centuriazione romana è ancor oggi riscontrabile nel caratteristico allineamento di paesi, siepi, viottoli e campi nei dintorni a ovest di Belluno verso Sedico (per es., l’allineamento Sois, Bes, Biòs, Carmegn) e a nord di Feltre.
 Inoltre, i toponimi Centore a Limana e a Lentiai rimandano direttamente alla organizzazione romana del territorio bellunese.

Francesco Demattè
  info@quadernibellunesi.it

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Quaderni Bellunesi. Laboratorio di cultura e politica della provincia di Belluno

Realizzato con la collaborazione del Circolo Culturale "Antonio della Lucia"