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Comunicato
Stampa. Il
senso corretto della storia
23 febbraio 2008
C’è
una visione puerile della storia. E’ quella che i prepotenti di turno e i loro
sponsorizzati docenti cercano di imporre.
Hanno inventato e si sono
auto-convinti che la storia sia fatta a periodi simile alle stanze di una casa,
per cui si è o nell’una o nell’altra e chi è nella seconda non potrebbe
(dicono) tornare nella prima.
La loro conclusione è sempre questa: "Cari
figlioli, finalmente ci siamo noi, i partiti e il regime della giustizia; avete
il coraggio di lagnarvi di qualcosa?".
C’è
una
visione corretta, secondo la quale la storia è un fiume, lungo il quale, ad
esempio dove fa delle anse notevoli, si possono mettere dei paletti indicatori,
ma essi non incidono sulla realtà del fiume, che resta una realtà unica.
Quando,
pertanto, degli studiosi seri e non leccaossi del regime dicono di rimpiangere
la Repubblica di Venezia, per ciò che di buono (ed è moltissimo) ha
rappresentato per la civiltà mondiale, è nell’interesse di tutti ascoltarli
col massimo rispettose e non degradare sé stessi ad animalesche invettive
contrarie.
Nessuno è così stupido da voler scimmiottare i secoli passati, ma
non sarebbe altrettanto sciocco voler rinnegare le anse che il fiume ha
percorso, per attenersi solo all’ultimo tratto del suo percorso?
Ogni
barchetta ha diritto e dovere di sapere in che acqua si sta movendo e dove venga
la ricchezza e la complessità del suo essere presente: è nel suo interesse
vitale!
Quando,
pertanto, dichiariamo
di voler recuperare la ricchezza di civiltà e, nel caso risultasse un bene,
anche l’istituzione come tale della Repubblica Serenissima, non vedo come
qualcuno potrebbe accusarci di fare atto contro lo Stato (illegale): è forse
uno Stato che si impone autoritariamente sui cittadini, anziché essere
l’espressione dei cittadini?
Sì,
noi vogliamo vivere il presente, ma, assieme, che il presente sia qualificato
dal suo entroterra storico e non arbitrariamente e stupidamente ad esso
contrapposto.
Come nel presente posso benissimo ascoltare la musica di Vivaldi o
di Mozart, e nessuno può dirmi che faccio un revival storico; come posso amare
la pittura del Tiziano, senza con ciò sentirmi un retrogrado (e Provincia di
Belluno, che dicono abbia duecento anni, è un ente retrogrado?), così posso
far vivere strutture istituzionali nate secoli fa, qualora le riconosca ancora
valide.
Chi può impedirlo? Perché, del passato devo salvare solo musica, arte
e letteratura, come vorrebbero i difensori ad oltranza dello status quo in cui
loro hanno una parte da padroni?
don Floriano de Pellegrini
Floriano De Pellegrini è uno storico. E'
persona intelligente. Ma a volte smette i panni dello storico per vestire quelli dell'ideologo. Vorrei proporgli un " passo"
di Giuliano Ferrara.
"Chi è un ideologo? E' uno che ha una falsa coscienza della
realtà. Uno che la falsa coscienza la coltiva perché il dato, ciò che
è al di là di ogni ragionevole dubbio, deve assoggettarsi ad una
visione del mondo, a una interpretazione della storia, a una
sensibilità filosofica costruita nella tabula rasa della coscienza,
preferibilmente la coscienza collettiva. () Nella sua ricerca storica
mette una ipotesi interpretativa e poi la verifica....".
Caro
Floriano non voglio appiopparti lo scritto di Ferrara, ma a volte, mi
sembra, ti si cuce addosso, certamente in modo inavvertito.
Aspetto la tua replica.
Cordialità.
Noè Zanette
Info@quadernibellunesi.it
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